La Nuova Sardegna

Sassari

Fundoni: «Dialogo nel Pd o meglio staccare la spina»

di Luigi Soriga
Fundoni: «Dialogo nel Pd o meglio staccare la spina»

La consigliera spiega le ragioni delle sue dimissioni da capogruppo «Accuse e insulti irricevibili da parte del sindaco, non faccio il capro espiatorio»

26 aprile 2018
4 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Le dimissioni da capogruppo vogliono essere una scossa al partito, una sorta di elettroshock che riporti a ragionare un Pd che non è più in sè. Carla Fundoni quell’incarico l’aveva accettato con orgoglio due anni fa. Il Pd anche nel 2016 non era certo il giardino dell’Eden, o forse sì, considerato il peccato originale delle diverse anime interne. Solo che le correnti non sono mai state portatrici sane di sensibilità differenti, ma soprattutto un veicolo di personalismi e veleni. «All’inizio il quadro era complesso ma gestibile. C’era comunque un progetto a tenere unita la maggioranza. Ora la situazione è diventata insostenibile. Occorre fermarsi un attimo, riportare la discussione nelle segreterie, rasserenare gli animi, rigettare le basi dello stare insieme, capire che immagine dare di noi alla città e agli altri. Io il mio primo passo l’ho fatto. Non ci sono le condizioni di fare il capogruppo in un gruppo che esiste solo di nome, ma non di fatto. Se i segretari riescono a riportare il dialogo e la serenità, io sono pronta a riprendere il mio ruolo. Ma se questo cortocircuito va avanti, sono dell’avviso che è meglio che si stacchi la spina a questa legislatura, perché non avrebbe senso continuare a governare se manca la fiducia reciproca».

Qual’è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso?

«Sono stati i toni usati dal sindaco durante il suo intervento nel consiglio comunale di giovedì 12 aprile. Una mozione presentata da 11 esponenti della maggioranza sulle problematiche del Consorzio Industriale, è stata l’occasione per sferrare degli attacchi a livello personale. Una bassezza di argomentazioni che ritengo irricevibile. Mi aspetterei delle scuse. L’immagine data da Nicola Sanna è quella del predicatore che si erge dal pulpito per condannare o assolvere, dividendo i consiglieri in buoni e cattivi, e sancendo una spaccatura definitiva nel partito».

Lei fa parte dei cattivi?

«Secondo la rappresentazione del sindaco evidentemente sì. Sarei quella che non rispetta il volere della maggioranza e che forza la mano. Io non accetto queste accuse pubbliche sulla mia moralità e rettitudine».

Nicola Sanna velatamente vi accusa di essere il braccio armato di altri mandanti, (Spissu, Lai, Ganau).

«Anche questa modalità di rappresentare delle persone adulte è piuttosto fastidiosa. E credo che doversi rapportare costantemente con “burattini” manovrati da altre mani, debba essere imbarazzante anche per un sindaco. Dovrebbe pensarci due volte prima di delineare certi scenari. I consiglieri del Pd hanno una propria personalità e intelligenza. Nessuno mette in discussione l’esperienza di Nicola Sanna. Lui è 40 anni che fa politica e non lavora, ma questo non giustifica il suo atteggiamento paternalistico offensivo. Taula è “il giovincello” che lui ha nominato. Tre assessori li ha definiti con la valigia. Noi nuove leve siamo sempre quelli inesperti e fragili, facilmente manovrabili dai così detti capibastone. Il rispetto dei ruoli e delle persone non deve mai mancare, e il primo cittadino deve essere l’esempio. Io sono in politica da meno anni, continuo a fare il medico, e nel mio lavoro prendo decisioni difficili che riguardano la vita dei pazienti. Credo di essere in grado di poter scegliere autonomamente se di fronte, invece di una cartella clinica, ho una pratica burocratica».

Il sindaco si è sempre lamentato degli agguati da muretto a secco. La mozione sul Consorzio è uno di questi?

«Basta controllare le sedute del Consiglio e l’approvazione delle pratiche. Il Pd non ha mai fatto mancare un voto. Il problema è quando uno gli agguati se li va a cercare».

Si spieghi meglio.

«Nel senso che è capitato più volte che durante una riunione di partito si sia discussa e poi stabilita una linea da seguire, e poi il sindaco, uscito dalla stanza, abbia fatto di testa sua. Sin dall’inizio della legislatura è stato così, con una formazione della giunta che non ha mai rispettato gli esiti elettorali».

La responsabilità di questo clima da resa dei conti è solo di Nicola Sanna?

«Lui di sicuro non ha saputo gestire al meglio le divergenze, ma le responsabilità sono ben condivise a tutti i livelli. Le mie dimissioni sono per l’appunto una assunzione di responsabilità. È il momento che tutti facciano altrettanto, che ci sia un momento di analisi e riflessione, che venga convocata subito la segreteria cittadina e che ci si guardi in faccia e si ricominci a dialogare in maniera serena e rispettosa.

In Primo Piano
La polemica

Pro vita e aborto, nell’isola è allarme per le nuove norme

di Andrea Sini
Le nostre iniziative