La Nuova Sardegna

Sassari

Mesina:«Sono innocente, ma vi pare che venderei droga...»

Graziano Mesina in tribunale
Graziano Mesina in tribunale

A Nuoro la mesta reazione dell’ex primula rossa alla lettura della condanna a 30 anni

24 maggio 2018
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CAGLIARI. «Ma vi pare, dopo quarant’anni di carcere mi sarei messo a trafficare in droga...»: sono le prime parole di Graziano Mesina, che il dispositivo della sentenza ha potuto ascoltarlo solo in collegamento audio-video da Badu e’Carros. Con lui erano le due avvocate Beatrice Goddi e Maria Luisa Vernier, che all’udienza dello scorso 30 aprile avevano chiesto invano alla Corte d’Appello di farlo partecipare all’atto finale del processo.

Mesina ci ha provato fino all’ultimo, una dichiarazione spontanea appena prima che i giudici si ritirassero in camera di consiglio, altri interventi nell’arco del doppio processo per dissuadere i giudici da un giudizio che l’ex latitante considera un pregiudizio: «Il suo mito l’ha danneggiato» ha sostenuto in aula l’avvocata Goddi. Di certo non l’ha aiutato, se già il tribunale gli ha inflitto trent’anni rispetto a una richiesta dell’accusa che si era fermata a ventisei: «Trent’anni per traffico di droga sono un record» ha ripetuto la difesa, come se nel giudizio avesse pesato il passato remoto di Mesina ma anche quello più recente, vissuto a leggere i motivi della prima sentenza nella più scatenata illegalità.

Ora Mesina appare stanco, provato nella mente e nel corpo da una detenzione infinita. Ma oltre le apparenze non sembra aver perduto lo spirito combattivo che l’ha condotto, soprattutto nel male, alla ribalta delle cronache degli ultimi cinquant’anni: «Spesso è lui che ci incoraggia - racconta Beatrice Goddi - quando a Sassari eravamo in attesa della sentenza per l’omicidio Gungui ci ha detto “tranquille, niente paura”. Poi è stato assolto». A sentire le sue avvocate non si è arreso e non si arrenderà: ci sarà il ricorso per Cassazione e un nuovo processo, nel frattempo la grazia è sospesa ma formalmente Mesina è in custodia cautelare perché la sentenza definitiva non c’è. Un ribaltone anche parziale a Roma gli restituirebbe la speranza di venir fuori da Badu e’ Carros.

Ora la sua vita continuerà nel reparto As - alta sorveglianza - del penitenziario nuorese, dove Grazianeddu divide la cella con un detenuto di Orune. Considerato per lo status giudiziario un ospite pericoloso, Mesina deve sopportare restrizioni particolari: poche attività, ore d’aria condizionate, una sorta di sorvegliato speciale anche in carcere, divenuto ormai la sua casa. (m.l)
 

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