La Nuova Sardegna

Sassari

Maestra a giudizio, la difesa «Alunni condizionati»

di Nadia Cossu
Maestra a giudizio, la difesa «Alunni condizionati»

Per l’insegnante accusata di abuso dei mezzi di correzione il pm ha chiesto 3 mesi L’avvocato: le deposizioni dei bambini inquinate dai racconti delle mamme

29 maggio 2018
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SASSARI. «Quei bambini non sono mai stati sentiti durante le indagini preliminari, hanno parlato per la prima volta a dibattimento quando le deposizioni potevano esser state inquinate dalle frequentazioni familiari e in particolare dai racconti delle mamme che si sono “passate” la vicenda di bocca in bocca». È partito da questa considerazione l’avvocato Gabriele Satta che difende la maestra Maria Pina Mastino dall’accusa di aver abusato dei mezzi di correzione con i bambini di una classe della scuola di Ossi dove lei insegnava. Reato per il quale il pubblico ministero Antonio Piras ha chiesto la condanna a tre mesi di reclusione, richiesta alla quale si sono associati anche gli avvocati di parte civile Michele Sanna e Maria Antonietta Sanna che durante la loro discussione avevano messo in evidenza proprio le parole pronunciate dai testimoni che avevano confermato le violenze fisiche e verbali subìte da parte della maestra.

Alcuni alunni, davanti al giudice in aula, avevano raccontato di quei «colpi alla nuca», delle «dita infilate nel naso», degli «sculaccioni» e anche delle offese verbali: «Sei una lumaca», «sei un asino», «stronzo». Ed è proprio su questo punto che si è concentrata la prima parte dell’arringa dell’avvocato Satta: «Non c’è alcuna garanzia sulla genuinità, sulla spontaneità e sulla attendibilità delle deposizioni dei minori proprio perché non sono state rese nell’immediatezza». E anzi, aggiunge il legale, «abbiamo avuto la dimostrazione che alcune cose sono state inventate». Il riferimento è in particolare alle parole di un bambino: «Aveva detto a sua mamma – spiega Gabriele Satta – di esser stato punito dalla maestra e costretto a stare per due ore in piedi dietro la lavagna, salvo poi scoprire che in classe c’era la lavagna appesa al muro, non dunque quelle di un tempo». La discussione dell’avvocato si è poi soffermata sulla figura dello specialista che raccolse le confidenze di uno dei bambini «senza aver fatto alcuna anamnesi, senza indagini sul pregresso, su quello che il bambino aveva sofferto e subìto nella scuola dell’infanzia dove era stato vittima di bullismo da parte di un compagnetto. Nei tre anni di scuola dell’infanzia era stato trasferito di istituto per ben tre volte. Un alunno iperattivo, irrequieto, con la tendenza all’uso della forza e alla prevaricazione. Dal punto di vista del profitto scolastico però andava bene, soprattutto in matematica, quindi non si capisce perché la maestra dovesse vessarlo o usare violenza contro di lui. Pur raccontando in aula che l’insegnante lo aveva schiaffeggiato fino a fargli uscire il sangue dal naso, non era riuscito a spiegarne il motivo. E mentre descriveva questo episodio diceva anche che lei non era adirata. Ma nemmeno gli altri bambini hanno mai descritto la Mastino come una persona irascibile o che dava in escandescenze».

Da qui la conclusione dell’avvocato Satta: «Le colleghe e i collaboratori scolastici non hanno mai notato nulla di anomalo, non hanno mai raccolto lamentele dai bambini o dai genitori. E c’è poi l’archiviazione del procedimento disciplinare da parte del dirigente che aveva fatto un’indagine interna. È chiaro che il fatto non sussiste e per questo chiedo l’assoluzione dell’imputata». La sentenza l’11 giugno.

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