La Nuova Sardegna

Sassari

Altri due milioni per salvare la chiesa di Santa Maria

di Antonio Meloni

Nuovi fondi potrebbero arrivare dalla Rete metropolitana Sopralluogo tecnico per verificare lo stato del complesso

01 giugno 2018
3 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Ai 680 mila euro già stanziati dallo Stato se ne aggiungeranno 400 mila della Regione e ulteriori due milioni potrebbero presto arrivare dalla Rete metropolitana. La notizia è trapelata ieri durante il sopralluogo congiunto nella chiesa di Santa Maria di Betlem deciso durante il vertice convocato i giorni scorsi dal prefetto Giuseppe Marani.

Il sopralluogo. L’incontro, fissato per una verifica tecnica, si è concluso nella tarda mattinata dopo un’ispezione nei punti del complesso ritenuti più a rischio. L’obiettivo è quello di garantire la sicurezza dello storico edificio in previsione dei numerosi eventi che nelle prossime settimane faranno registrare un sensibile aumento della presenza di fedeli. Senza dimenticare che la sera del 14 agosto, a fine discesa, Santa Maria è sede di cerimonia dello scioglimento del voto all’Assunta e in quell’occasione l’edificio ospiterà una moltitudine di persone: le autorità comunali, quelle ecclesiastiche e i gremi. Per scongiurare ogni eventuale problema, ieri mattina a Santa Maria sono arrivati, alla spicciolata, tutti i rappresentanti delle istituzioni che nei giorni scorsi erano in prefettura: per Palazzo ducale c’era l’assessore Ottavio Sanna (Lavori pubblici) con l’ingegnere Ica Sanna dell’ufficio tecnico, il soprintendente Francesco Di Gennaro e l’architetto Daniela Scudino per la Soprintendenza, l’ingegnere Giacomo Tranchida e l’ispettore Pinuccio Cocco per i vigili del fuoco, don Giancarlo Zichi e l’architetto Monica Ortu per la Curia, e per i francescani, proprietari del complesso, il padre guardiano Salvatore Sanna affiancato dal rappresentante legale della Provincia, padre Paolo Cirina.

Struttura per bisognosi. Ma all’incontro ha preso parte anche Fabrizio Pacifici, presidente della fondazione “Aiutiamoli a vivere”, una ong che ha sede a Terni e diramazioni in tutta Italia, con la quale l’Ordine francescano ha sottoscritto un accordo quadro per l’uso e la gestione dei conventi presenti nella Provincia appena riorganizzata. Per Santa Maria era già stata formulata l’ipotesi di una struttura ricettiva da destinare a bisognosi e migranti.

Ieri i tecnici hanno verificato lo stato del complesso e visionato alcune delle numerose biffe, i vetrini rivelatori dell’avanzamento delle lesioni, sistemati a suo tempo per monitorare diversi punti critici. A giorni dovrà essere fatta una comparazione tra le foto scattate durante gli ultimi sopralluoghi per verificare se ci siano delle differenze tali da preoccupare. Certo è che dopo le piogge abbondanti delle ultime settimane, le condizioni del complesso sono sensibilmente peggiorate. In particolare, si monitora con attenzione la cantoria, sopra l’ingresso principale, la volta della navata centrale e quella del cupolone, il coro, dietro l’altare maggiore, e la relativa volta.

I finanziamenti. Un ragionamento a parte merita il vecchio convento che, nell’economia del tutto, risulta il settore più malconcio. Riguardo all’impiego dei fondi c’è da dire che i 680 mila euro, quelli stanziati alla fine dell’anno scorso in sede di conferenza Stato-Regioni, saranno i primi a essere utilizzati per mettere in sicurezza la chiesa. I quattrocentomila euro, che presto arriveranno dall’assessorato regionale dei Lavori pubblici - così ha garantito l’assessore Ottavio Sanna - saranno invece usati per lavori urgenti sul convento nella parte di via Artiglieria dove i giorni scorsi, durante l’ultimo nubifragio, era venuta giù l’acqua che aveva allagato il locale antistante la vecchia biblioteca. I due milioni di euro che Palazzo ducale conta di avere dalla Rete metropolitana, saranno infine impiegati per una riqualificazione generale dell’intero complesso. Sarà una lotta contro il tempo e contro le lungaggini burocratiche: «E’ impensabile che la discesa possa concludersi in un luogo diverso da Santa Maria – conclude Raimondo Rizzu, presidente della Rete delle grandi macchine a spalla – il problema deve essere risolto una volta per tutte, non siamo più disposti ad accettare soluzioni tampone».

La Sanità malata

Il buco nero dei medici di famiglia: in Sardegna ci sono 544 sedi vacanti

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative