La Nuova Sardegna

Sassari

Cyberbullismo Ganau: la Sardegna avrà presto una legge

di Antonio Meloni
Cyberbullismo Ganau: la Sardegna avrà presto una legge

L’annuncio dato dal presidente del consiglio regionale  Grande partecipazione al convegno organizzato dall’Unicef

02 giugno 2018
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SASSARI. La Regione Sardegna avrà presto una legge contro il cyberbullismo. Il presidente del consiglio regionale Gianfranco Ganau si è impegnato personalmente a accelerare l’iter della proposta depositata a marzo dal consigliere Piero Comandini. Lo ha annunciato giovedì sera intervenendo, nell’aula magna dell’Università, alla tavola rotonda “Mai più bulli e cyberbulli” organizzata dall’Unicef a un anno dal varo della legge approvata dal Governo. La discussione è cominciata dopo i saluti della presidente regionale Unicef, Paola Manconi, quando su un grande schermo hanno cominciato a scorrere le immagini forti di un cortometraggio con la ricostruzione della tragica vicenda di Carolina Picchio, la quattordicenne che nel 2013 si tolse la vita a causa di un video diffuso in rete. Al termine della proiezione il padre della giovane, Paolo Picchio, ospite della serata, ha rievocato il dramma vissuto in quei giorni dalla famiglia, l’iter delle indagini e l’epilogo di una storia intrisa di una tristezza infinita: «La giustizia ha fatto il suo corso – ha concluso Picchio – ma io ho perso una figlia bellissima e vincente sopraffatta dall’offesa e dal dolore».

Carolina ha lasciato una lettera-testamento idealmente indirizzata a chi l’ha offesa: «Le parole fanno più male delle botte, ma a voi non fanno male? Siete così insensibili?». Un testo dalla potenza dirompente che ha spinto il padre a girare per le scuole d’Italia per parlare con i ragazzi. In pochi anni Picchio ha creato una fondazione e visitato più di trecento scuole, dal Trentino alla Sicilia, incontrando oltre trentamila ragazzi per lanciare un appello a tutti loro: «Rispettatevi, parlatevi e venitevi incontro, vogliatevi bene perché Carolina non sia morta inutilmente».

Il bullismo è un fenomeno tristemente noto, la cui diffusione, oggi, va di pari passo con quella delle nuove tecnologie sviluppate dopo l’avvento della grande rete. Dai dati di una recente indagine emerge, infatti, che il 52,7 per cento dei ragazzi fra gli 11 e i 17 anni è stato vittima di atteggiamenti violenti o riconducibili alla fattispecie del bullismo e che 1 ragazzino su 10 è stato al centro di episodi di cyberbullismo. «Nella maggioranza dei casi – ha spiegato Grazia Maria De Matteis, garante regionale per l’infanzia – i bulli sono ragazzi o ragazze che provengono da contesti familiari e sociali in cui si sono verificate carenze gravi sul piano educativo e affettivo». Tasselli mancanti nella formazione di un individuo che determinano, presto o tardi, lo sviluppo di condotte violente tendenti alla sopraffazione e all’umiliazione dei più deboli. Le soluzioni non mancano. Alba Canu, assessore di Palazzo ducale alle Politiche educative, ha parlato di comunità educante, ma lo stato italiano si è da poco dotato di una legge la cui promotrice e prima firmataria è la senatrice Elena Ferrara presente ai lavori di giovedì sera. Una norma che ha segnato una svolta perché ha definito per la prima volta il concetto di cyberbullismo attivando una serie di azioni positive per arginarlo. Fra queste, l’ammonimento da parte del questore, in presenza dei genitori, del ragazzo o della ragazza autori di episodi di bullismo. Una legge che piace anche a Mariano Brianda, magistrato di lunga esperienza della corte d’appello (sezione distaccata di Sassari): «Quella contro il bullismo è una battaglia che si può vincere – ha detto – ma occorre conoscerlo e studiarlo, andare nelle scuole, dove non tutto è chiaro come sembra, parlare con i ragazzi per informarli e promuovere delle soluzioni mirate che tengano conto del difetto di educazione che c’è a monte del fenomeno». Un fenomeno ben presente anche a Sassari, come ha dimostrato Daniela Scano, capocronista della Nuova Sardegna, che ha moderato la serata, quando ha letto due “lettere dal futuro” scritte, in anonimato, da altrettanti studenti “bullizzati” che hanno partecipato al progetto varato dal quotidiano in collaborazione con le scuole superiori.

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