La Nuova Sardegna

Sassari

In aula la ricostruzione del delitto di Ittireddu

di Nadia Cossu
In aula la ricostruzione del delitto di Ittireddu

L’omicidio dell’operaio Alessio Ara, carabinieri sentiti come testimoni: due fucilate contro la vittima

12 giugno 2018
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SASSARI. Da dietro le sbarre nell’aula della corte d’assise di Sassari ha ascoltato con attenzione, perennemente in piedi, la ricostruzione dell’omicidio di Alessio Ara fatta dai carabinieri sentiti come testimoni in aula. Omicidio di cui proprio lui, Vincenzo Unali, allevatore di Mores, è considerato colpevole. E per questo si trova rinchiuso in una cella del carcere di Bancali. Il movente? Per gli investigatori la relazione che la vittima avrebbe avuto con la figlia dell’imputato, nonostante lei fosse fidanzata e avesse un figlio. Un affronto che, a detta della Procura, Unali non era riuscito a sopportare. E per questo aveva ucciso Alessio Ara, operaio di 36 anni di Ittireddu, mentre entrava a casa della mamma. Fu lei, dopo aver sentito gli spari, a trovarlo riverso a terra, davanti all’uscio.

Due fucilate a pallettoni, la seconda avrebbe colpito la vittima alle spalle, probabilmente Alessio era già piegato su se stesso, ferito a morte. Sono stati due carabinieri della sezione investigazioni scientifiche del comando provinciale (il maresciallo Nicola Minunno e il collega Marco Catani) – intervenuti quella sera a Ittireddu – a rispondere ieri alle domande del pm Giovanni Porcheddu, dell’avvocato di parte civile Ivan Golme e del difensore Pietro Diaz nel processo che si sta celebrando davanti alla corte d’assise presieduta da Massimo Zaniboni (a latere Silvia Guareschi e i giudici popolari). Fu proprio Catani a repertare il pantalone della tuta trovato dai colleghi vicino al punto in cui Ara fu ucciso, ossia in quella che è stata individuata come via di fuga dell’assassino. Indumento che secondo l’accusa è stato utilizzato per coprire il fucile. «Era asciutto – ha spiegato Catani – questo significa che non era lì da giorni, altrimenti sarebbe stato bagnato, c’era molta umidità in quel periodo. C’erano delle macchie rossastre e aveva un odore di lubrificante, di olio, grasso». E infatti su quel pantalone furono trovate tracce di polvere da sparo. Su un laccio invece tracce di Dna, poi risultato compatibile con quello di Vincenzo Unali.

Il processo è stato aggiornato al 5 luglio per sentire nuovi testimoni.

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