La Nuova Sardegna

Sassari

Ritorno all’Asinara con la Madonnina

Ritorno all’Asinara con la Madonnina

A Cala d’Oliva pellegrinaggio guidato dall’arcivescovo Saba con il simulacro della patrona dell’isola

14 giugno 2018
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STINTINO. L’arcivescovo Gian Franco Saba lunedì ha guidato, a Cala d’Oliva, il pellegrinaggio di stintinesi e portotorresi organizzato dalla Confraternita della Beata Vergine della Difesa. Il priore Gavino Assaretti ha portato con sé il simulacro della Madonna che 133 anni fa, con l’esodo forzato per la realizzazione di un lazzareto e di una colonia penale, aveva lasciato l’isola custodito dai confratelli. Un ritorno alle origini per la Confraternita, nata proprio sull’isola dell’Asinara il 24 dicembre 1864.

Il simulacro ha raggiunto Cala d’Oliva a bordo della Delphinus, scortata da motovedette della Capitaneria di porto e della Guardia di finanza di Porto Torres. A bordo della Delphinus c’era l’assessora alla Cultura Francesca Demontis mentre Antonio Diana, in qualità di presidente del Parco nazionale, ha atteso sulla banchina l’arrivo della motonave.

Per molti è stato un viaggio alle scoperta delle proprie radici, nel ricordo del proprio passato e della propria storia. La piccola chiesa dell'Immacolata Concezione di Cala d’Oliva ha ospitato tanti pellegrini, riuniti per rendere omaggio alla Madonna.

Le due comunità erano rappresentate dal sindaco di Stintino Antonio Diana, dal primo cittadino di Porto Torres Sean Wheeler; dai parroci don Andrea Piras e don Mario Tanca. L’arcivescovo ha concelebrato, con i due sacerdori e con don Ambrogio Lecca (cappellano sull’Asinara), la messa cantata dai componenti della confraternita della Santa Croce di Castelsardo. «Una bellissima occasione di incontro – ha commentato il sindaco Antonio Diana – che conferma la forte amicizia tra Stintino e Porto Torres e le comuni radici».

Toccanti, infine, le parole del presidente della confraternita, Giuseppe Benenati, che nel ricordo del nonno e di quanti dovettero abbandonare l'isola, ha sottolineato che quel viaggio vuole «rappresentare una sorta di esodo in senso inverso, volto a rimarginare quella ferita, con una fondamentale costante, rappresentata dal tesoro più prezioso che i nostri avi portarono con sé: la Madonna che, allora come oggi, ci regala la confortante percezioni di non essere mai soli».

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