Continua la bonifica: la caldaia abbattuta al secondo tentativo
Lunedì l’operazione con le microcariche era fallita A breve i dati sui campionamenti per il crollo della ciminiera
16 giugno 2018
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SASSARI . Dopo la torre meteo e la ciminiera, ieri mattina è stata la volta della prima delle due caldaie. Questa volta infatti l’esplosione ha prodotto l’effetto desiderato. Dopo il tentativo andato a vuoto lunedì scorso, ieri mattina, alle 10.34, la caldaia - che per anni ha alimentato gli impianti 1 e 2 a olio combustibile di Fiume Santo - si è accartocciata su se stessa.
Dopo il fallimento di cinque giorni fa per l’abbattimento di ieri si è reso nuovamente necessario riposizionare le microcariche di esplosivo e ricalcolare il dosaggio e la posa. Nonostante la quantità di esplosivo utilizzata fosse il doppio di quella che ha raso al suolo la ciminiera, i pilastri metallici lunedì scorso avevano resistito alla detonazione. Ieri l’esito è stato diverso e ai tecnici dell’Ave e dell’Arpas che hanno assistito a tutte le operazioni a 600 metri di distanza è tornato il sorriso. A breve l’Arpas dovrebbe comunicare inoltre i risultati sui campionamenti effettuati dalle centraline localizzate nell’area di Fiume Santo. Dagli esami si conoscerà l’entità della dispersione delle polveri rilasciate nella fase dell’esplosione e del crollo della ciminiera in calcestruzzo da 150 metri. E soprattutto si potrà finalmente sapere con certezza se c’è stato o meno inquinamento da amianto o da altre particelle nocive alla salute come è stato denunciato da alcuni movimenti ambientalisti.
I resti della caldaia abbattuta ieri successivamente verranno fatti a pezzi e l’acciaio recuperato partirà per essere inserito nella filiera del riciclo.
La seconda caldaia dovrebbe essere abbattuta i prossimi giorni, quando continueranno anche le operazioni di smaltimento dei resti della ciminiera rasa al suolo il 6 giugno scorso. Gli operai stanno separando i materiali, e nei prossimi giorni avverranno anche i primi campionamenti per stabilire la successiva destinazione per lo smaltimento.
Dopo il fallimento di cinque giorni fa per l’abbattimento di ieri si è reso nuovamente necessario riposizionare le microcariche di esplosivo e ricalcolare il dosaggio e la posa. Nonostante la quantità di esplosivo utilizzata fosse il doppio di quella che ha raso al suolo la ciminiera, i pilastri metallici lunedì scorso avevano resistito alla detonazione. Ieri l’esito è stato diverso e ai tecnici dell’Ave e dell’Arpas che hanno assistito a tutte le operazioni a 600 metri di distanza è tornato il sorriso. A breve l’Arpas dovrebbe comunicare inoltre i risultati sui campionamenti effettuati dalle centraline localizzate nell’area di Fiume Santo. Dagli esami si conoscerà l’entità della dispersione delle polveri rilasciate nella fase dell’esplosione e del crollo della ciminiera in calcestruzzo da 150 metri. E soprattutto si potrà finalmente sapere con certezza se c’è stato o meno inquinamento da amianto o da altre particelle nocive alla salute come è stato denunciato da alcuni movimenti ambientalisti.
I resti della caldaia abbattuta ieri successivamente verranno fatti a pezzi e l’acciaio recuperato partirà per essere inserito nella filiera del riciclo.
La seconda caldaia dovrebbe essere abbattuta i prossimi giorni, quando continueranno anche le operazioni di smaltimento dei resti della ciminiera rasa al suolo il 6 giugno scorso. Gli operai stanno separando i materiali, e nei prossimi giorni avverranno anche i primi campionamenti per stabilire la successiva destinazione per lo smaltimento.
