La Nuova Sardegna

Sassari

Sanità, Regione e Ats assicurano: liste d’attesa giù del 70 per cento

di Umberto Aime
Sanità, Regione e Ats assicurano: liste d’attesa giù del 70 per cento

Le strategie: Cup potenziati, ambulatori aperti più ore, prescrizioni dettagliate

29 giugno 2018
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CAGLIARI. Non ci sarà per ora bisogno di aprire i laboratori anche dopo il tramonto, per scacciare la disumana realtà delle lunghe, lunghissime, liste d’attesa. Prima «c’è molto altro da fare», hanno detto in coro l’assessore alla sanità Luigi Arru e Fulvio Moirano, direttore generale dell’Asl unica. Nel presentare il «nostro piano d’attacco frontale» al problema dei problemi, hanno parlato di «tre fasi legate l’una all’altra e a filo doppio». Tutte necessarie, hanno aggiunto, se l’obiettivo da raggiungere è questo: «Entro l’anno, vogliamo ridurre i tempi del 70 per cento». Almeno fosse, vorrebbe dire che l’attesa per una mammografia dagli attuali nove mesi, a Sassari, dovrebbe scendere a 70-90 giorni. Per poi subito provare a rientrare addirittura negli standard nazionali, massimo due mesi, a metà dell’anno prossimo.

Strategie. Il primo attacco – ha detto Moirano – sarà «potenziare il 1533, cioè i centralini del numero unico per le prenotazioni, il Cup». Sia che il servizio continui a essere gestito dalle Aziende sanitarie, oppure dato in appalto ed è più probabile, i centralinisti dovranno essere almeno il doppio e quindi l’organico sarà subito aumentato. «Non dovrà più accadere – ha giurato Arru – che troppe telefonate, oggi non meno del 30 per cento in media, rimangano senza risposta». Capita ogni giorno: ci sono pazienti che, alla fine, rinunciano e mandano a quel paese tutto dopo essere rimasti ostaggio della cantilena «tutti gli operatori sono momentaneamente occupati» per decine e decine di minuti. D’accordo, supponiamo che fra qualche mese il «1533» funzioni alla grande, quale dovrebbe essere il secondo passo decisivo?

Le prescrizioni. Moirano l’ha spiegato così: «Educare i medici di base a indicare nella ricetta se la visita richiesta è urgente, breve, differita o programmata». Educarli in concreto ad aggiungere nelle prescrizioni, a seconda del caso, le lettere U, B, D e P: non è un quiz, ha sottolineato Arru, perché «vuol dire definire la gerarchia delle visite». Perché una volta che il Cup avrà risposto, sarà quella lettera, oltre al tipo di visita, la prima cosa da far sapere all’operatore. Per essere ancora più chiari: se la visita è classificata urgente, lettera U, dovrà essere eseguita entro le 72 ore e in parte questo già accade nella diagnosi dei tumori. Se invece sarà una B, breve, gli operatori dovranno trovare l’incastro giusto per far sì che la «prestazione sia erogata non oltre 10 giorni dalla prenotazione». Tra l’altro proponendo anche «tutti i possibili ospedali alternativi a quello più vicino al paziente», e anche questo accade già. Ma in più dovrebbe esserci anche l’incastro fra le agende elettroniche degli ospedali pubblici con quelle dei laboratori privati convenzionati, aumentando così l’offerta di fatto e in un attimo. Restano le ultime due lettere: se sarà una D, differita, vuol dire che «non è strettamente urgente e la prestazione dovrà essere erogata entro 30-60 giorni». Se invece sulla ricetta ci sarà una P, programmata, l’attesa non dovrà durare più di 180 giorni. Anzi, sarebbe meglio che a prenotarla, via Internet, fosse il medico e non i pazienti. La terza fase – ha proseguito Moirano – «ce la giocheremo tutta dentro gli ospedali», dove pare che comunque l’affollamento non siano dovuto alle visite intramoenia a pagamento, fuori dall’orario di lavoro dei medici, ma comunque nelle strutture pubbliche.

Ambulatori aperti. «Dobbiamo aumentare le ore d’apertura in settimana, trovare uno standard che garantisca l’efficienza» e «far crescere la produttività interna, con molte più visite di quelle oggi effettuate nello stesso tempo». Dopo le fasi d’attacco ecco il giuramento finale dell’assessore Arru: «Se dovessimo renderci conto che in un laboratorio mancano medici e infermieri, li assumeremo».

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