La Nuova Sardegna

Sassari

Il sindaco di Sassari: «Mi dimetto». Poi ci ripensa

Giovanni Bua
Il sindaco di Sassari: «Mi dimetto». Poi ci ripensa

All’origine dello strappo un buco da 2 milioni per mancate entrate e accantonamenti che mettono a rischio gli eventi estivi

07 luglio 2018
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SASSARI. Una tempestosa riunione nell’ufficio tributi del Comune. Con sindaco, assessore al Bilancio e dirigenti che cercano il modo di riempire la voragine da due milioni di euro che una serie di mancate entrate e di nuovi accantonamenti hanno creato nei conti di Palazzo Ducale. Voragine che potrebbe inghiottire, come prima vittima, il cartellone di Sassari Estate e i 300mila euro necessari per metterlo in piedi.

Il primo cittadino che, con oltre un’ora di ritardo, si presenta a una riunione della commissione Panathlon per l’assegnazione dell’Arciere d’oro 2018, il premio che il club assegna agli sportivi sassaresi meritevoli di essere ricordati. Arriva visibilmente provato e, a fine riunione, sbotta: «Non mi permettono di fare gli eventi culturali dell’estate sassarese. Ma io mi dimetto».

La notizia che immediatamente rimbalza di bocca in bocca. Tanto da costringere Sanna a una veloce marcia indietro: «Non c'è alcuna formalizzazione delle dimissioni. Quello di stamattina è stato uno sfogo davanti agli amici del Panathlon, riuniti a Palazzo Ducale, relativamente a una situazione delicatissima sugli equilibri finanziari e politici». Per poi chiudersi in un totale silenzio.

La pezza che non copre il buco, con i «delicatissimi problemi finanziari e politici» che, dimissioni o meno, rimangono sul tavolo. E il sindaco, a cui la tempra non è mai mancata, che a tutti è sembrato davvero allo stremo delle forze.

Il buco. A scatenare il suo sfogo sicuramente la drammatica situazione dei conti. Il buco da 2 milioni è solo virtuale, visto che il Comune ha in cassa oltre 20 milioni di euro bloccati da varie e cervellotiche clausole di salvaguardia, ma è profondo è va riempito. A causarlo mancate entrate sulle imposte comunali (che nessuno paga più), che hanno causato il paradossale effetto della necessità di un’ulteriore accantonamento di salvaguardia da 800mila euro. Proprio da questo il sindaco, sempre più insofferente ai vincoli del patto di stabilità, voleva pescare i 300mila necessari per mettere in sicurezza il cartellone di Sassari Estate, con gli uffici che, a quanto pare, hanno fatto muro, scatenando la dura reazione del primo cittadino.

La giunta. Sindaco che per tutto il pomeriggio si chiude a Palazzo con i suoi assessori, che alla fine dichiarano compatti: «I tagli alle entrate da parte del governo e il mancato pagamento dei tributi locali mettono in seria difficoltà il momento di riequilibrio del bilancio. Una situazione allarmante, sulla quale, però, stiamo lavorando da settimane, e che comporta inevitabili tagli a tutti i settori. I vincoli stanno chiudendo in una morsa tutti gli enti locali. L’impegno della giunta tutta insieme al sindaco, in questo momento, è volto al mantenimento degli obiettivi contenuti nel programma di mandato».

Estate. Insomma, i tagli andranno fatti. Anche se i margini per salvare l’estate sassarese (partendo dal presupposto che i Candelieri sono intoccabili) si potrebbero trovare. I due milioni di buco andranno sicuramente colmati, anche mettendo mano a servizi fondamentali, che inevitabilmente dovranno subire una cura dimagrante. Rinunciare però al cartellone estivo avrebbe effetti dirompenti immediati. E il sindaco, sotto fortissima pressione esterna e soprattutto interna, non se lo può permettere.

Il Pd. Alla riunione galeotta di ieri mattina Nicola Sanna è arrivato infatti già stremato dall’ennesimo braccio di ferro in casa Dem, dentro cui si affilano le armi in vista delle prossime amministrative: quello legato all’assessore alla Cultura. Il sindaco da settimane ha pronto il suo nome, Manuela Palitta, in quota Upc. Ma il partito ha messo il veto assoluto a rinunciare alla “sua” casella, senza peraltro fare, come promesso, il nome atteso dal luglio del 2017.

Il sindaco è sempre più tentato dall’idea di forzare, ma sa che un minuto dopo la nomina almeno due assessori Pd lascerebbero immediatamente la giunta aprendo l’ennesima, sanguinosa, crisi.

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