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Sassari

Sassari, la donna morta in casa è stata uccisa da una peritonite

Sassari, la donna morta in casa è stata uccisa da una peritonite

Due giorni prima del decesso la 50enne si era recata in ospedale per una visita e poi era stata dimessa

13 luglio 2018
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SASSARI. È stata una peritonite a uccidere la cinquantenne sassarese trovata priva di vita nel suo appartamento il 2 luglio scorso. Lo ha stabilito il medico legale Francesco Lubinu che - su incarico della Procura della Repubblica - i giorni scorsi nell’istituto di patologia forense dell’università ha eseguito l’esame autoptico affiancato da un chirurgo.

Il sostituto procuratore Enrica Angioni qualche giorno dopo la morte della cinquantenne aveva aperto un’inchiesta per accertare le cause del decesso della cinquantenne ed eventuali responsabilità da parte chi l’aveva visitata due giorni prima al Santissima Annunziata.

La sera di sabato 30 giugno la donna si era infatti recata all’ospedale civile lamentando forti dolori addominali. Dopo una lunga serie di accertamenti era stata dimessa e aveva fatto rientro nella sua abitazione. Due giorni dopo, lunedì 2 luglio, la cinquantenne era stata trovata priva di vita all’interno della vasca da bagno del suo appartamento. Era stata un’amica, che aveva le chiavi di casa, a fare la tragica scoperta. L’arrivo dei medici del 118 purtroppo non era servito a niente. Per far luce sulla vicenda la magistratura aveva deciso di aprire un’inchiesta. I carabinieri del Nas avevano sequestrato le cartelle cliniche e presentato una dettagliata relazione tecnica al titolare dell’inchiesta.

Come atto dovuto la Procura aveva anche iscritto nel registro degli indagati il medico del Santissima Annunziata che due giorni prima del decesso aveva sottoposto la cinquantenne agli accertamenti clinici. All’esame autoptico hanno preso parte infatti anche il medico legale Salvatore Lorenzoni e un chirurgo, nominati come periti di parte dall’avvocato Nicola Satta, difensore di fiducia del medico dell’ospedale civile.

La Procura attenderà ora sessanta giorni per ricevere le relazioni dei periti che hanno eseguito l’autopsia.

Il magistrato titolare dell’inchiesta vuole capire se la condotta del medico sia stata corretta o se due giorni prima del decesso sarebbe stato opportuno un ricovero più lungo e altri accertamenti clinici. A quel punto deciderà se chiedere l’archiviazione o il rinvio a giudizio del medico.

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