La Nuova Sardegna

Sassari

Porto Torres, la sfida di Massimo per il lavoro

Gianni Bazzoni
Porto Torres, la sfida di Massimo per il lavoro

Disabile al 100 per cento, manifesta davanti al Comune di Porto Torres: «In Sardegna 530 posti liberi»

23 luglio 2018
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SASSARI. Da due settimane ogni sabato si presenta davanti al palazzo comunale di Porto Torres, la sua città, per timbrare idealmente il cartellino: dalle 8,30 alle 9,30 e dalle 12,30 alle 13. Ha deciso di scendere in piazza per porre il problema della “collocabilità della disabilità”. Cioè del lavoro. E per rinnovare una denuncia: in Sardegna ci sono 38mila disabili disoccupati e l’80 per cento dei posti di lavoro riservati ai disabili nella pubblica amministrazione non risulta coperto. Quasi 530 i posti riservati, una sessantina quelli occupati da lavoratori con disabilità. E allora ecco la nuova sfida.

Poco importa se il Comune è chiuso e se non si vedono amministratori e politici, il tema forse non è di quelli che scuotono le coscienze e consentono di fare like su Facebook, ma Massimo Carta è l’uomo delle sfide impossibili. Spesso giocate in silenzio, anche in solitudine, nella totalità dei casi per tutelare prima i diritti degli altri, poi anche per se stesso. Nel 1994 - a causa di un incidente stradale - ha perso la funzionalità di un braccio e dal febbraio del 1995 è stato iscritto nella categoria dei disabili. Non che lui ci tenesse (ne avrebbe fatto volentieri a meno) e anche dopo che “è entrato in categoria” ha sempre fatto di tutto per essere trattato da “normale”.

«Posso fare ogni cosa – aveva raccontato – ma non allacciarmi le scarpe. E siccome io faccio tanto per gli altri penso si possa costruire un ponte e qualcuno lo farà per me, non è un problema». La sua filosofia di vita applicata nel quotidiano si traduce in tante ore di volontariato nei campi più svariati, soprattutto in quelli dove le presenze non sempre sono tante e i vuoti da colmare sono immensi.

Nel 2000 Massimo Carta ha cominciato a correre e a praticare nuoto, faceva le sfide con l’attuale campione dei massimi leggeri di boxe Tore Erittu. La sua fissa è sempre stata quella del “ponte” tra disabilità e normalità, un luogo ideale sul quale fare transitare le persone, farle incontrare e vivere insieme. Con Paolo Deroma, ragazzo del Progetto Filippide di Porto Torres, ha cominciato a correre nel 2000: «Prima pochi metri, poi sempre di più fino alla follìa che ci ha portati a correre insieme la settima edizione dell’Half Marathon a Sharm El Sheikh, nel deserto. Paolo, unico atleta con handicap in mezzo a centinaia di partecipanti. Quando siamo arrivati e ha srotolato la bandiera dei Quattro Mori mi sono messo a piangere. Lì ho realizzato la portata di una impresa straordinaria». Una corsa continua fino al 2016, poi un problema al cuore e i medici che ordinano di “frenare”. Un brutto colpo, ma non certo una resa. Preparatore atletico per i giovani del Tennis Club Porto Torres, per la Stella Maris Pallavolo in serie C, ma anche più semplicemente istruttore di “ginnastica dolce” per gli anziani della Casa di riposo “Biccheddu”. Massimo Carta non sta mai fermo.

Di volontariato si vive bene ma non si campa. Il 6 agosto compirà 50 anni e da dieci non ha un lavoro vero, giusto qualche giornata. Domande, concorsi, seguendo il percorso che riserva i famosi posti ai disabili. Niente, un sacco di promesse e zero risposte. I posti per i disabili ci sono ma restano vuoti. Sembra impossibile ma accade, nessuno interviene per fare rispettare le regole. Così Massimo timbra il suo cartellino da due settimane. «Non cerco polemiche – dice – lo faccio per tenere vivo il problema che riguarda tante persone. Perché sono uno che si gioca sempre le sfide. É per questo che io, disabile al 100 per cento, non mi sono mai arreso all’idea di non potermi più allacciare le scarpe da solo. Ho sempre pensato: qualcuno mi aiuterà. In fondo posso fare tante cose. Mi piace l’idea della squadra, serve a non sentirsi soli».



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