La Nuova Sardegna

Sassari

La breve estate del Lido Iride, inaugura e licenzia tutti

di Salvatore Santoni
La breve estate del Lido Iride, inaugura e licenzia tutti

Il nuovo stabilimento balneare di Platamona dalla rinascita alla serrata. Salvo ulteriori colpi di scena la struttura riaprirà il prossimo anno

04 agosto 2018
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SASSARI. Dopo giorni di incertezza si chiarisce il futuro del lido Iride: resterà chiuso. Con tutta probabilità per rivedere in funzione la struttura balneare di Platamona bisogna attendere la prossima stagione. O peggio ancora, il 2020. Nel frattempo, i lavoratori stanno cominciando a ricevere il preavviso di licenziamento.

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Il sit in. La protesta dei lavoratori è scattata in quello che avrebbe dovuto essere il giorno della riapertura, giovedì scorso, e quindi dopo tre giorni di stop, arrivati col blitz della Polizia e dell’Assl di Sassari che aveva portato alla chiusura forzata della chiusura per l’assenza di autorizzazioni per la somministrazione al pubblico. In 57 si sono dati appuntamento sul palco per protestare contro la chiusura del neonato – e subito dopo defunto – nuovo stabilimento balneare. Hanno intonato il coro «vogliamo lavorare» e criticato duramente quello che per loro appare un rimpallo di competenze tra enti. Al sit in presente anche l’amministratore unico della Spf multiservizi Srls, Carla Macis, che si è aggiudicata l’appalto per il rilancio e la gestione del compendio balneare di Platamona. «Questo è il nostro litorale, il litorale dei sassaresi – ha detto la donna –. Non capisco perché ci stanno attaccando: per trent’anni tutti hanno detto che era un rudere e ora, che ce la stiamo mettendo tutta, ci stanno attaccando. Prima tutti pronti ad aiutarci, ma ora non si alzato nessuno per darci una mano. Il Comune e la Regione non si mettono d’accordo».

In 57 a casa. «Ho già avvisato i lavoratori – spiega l’imprenditore Pierpaolo Cermelli –. Se nei prossimi giorni qualcuno mi dice che c’è una soluzione sono pronto riaprire con tutte le condizioni iniziali, altrimenti mollo». L’imprenditore che opera nella coop Sdp, cioè la cassaforte che affianca la Spf per l’investimento nel lido Iride, nel giro di pochi giorni si è visto piombare decine tra poliziotti, ispettori dell’Assl, tecnici, vigili urbani e carabinieri. «Ho fatto un investimento che andava bene a tutti – dice ancora l’imprenditore – e ora invece non va bene a qualcuno. Io non mi metto a combattere contro la Giustizia, perché ci credo. E se sono in torno mi fermo, ma son convinto di non esserlo». «Sono disponibile a sedermi in qualsiasi tavolo per salvare la stagione – aggiunge Cermelli –. Ma se la soluzione non dovesse arrivare, sarò costretto a licenziare e smontare le strutture come mi ha ordinato il Comune. Il resto lo vedranno gli avvocati. La cosa che mi dispiace di più è lasciare a casa le ragazze e i ragazzi. Per il resto me la combatto nei tribunali».

Social bollenti. Il video-appello dei lavoratori ha fatto il giro dei social network scatenando un diluvio di critiche. E il popolo di facebook, fatta qualche doverosa eccezione, si è schierato in massa con operai, camerieri, cuochi, baristi e bagnini. Nelle ultime ore è partito anche un passaparola per organizzare una protesta e portare gli aficionados in spiaggia.

Il Comune. La maggior parte delle critiche fioccate negli ultimi giorni hanno un unico destinatario: l’amministrazione comunale. «Per prima cosa, il Comune di Sorso non c’entra niente – dice il primo cittadino di Sorso, Giuseppe Morghen –. Il lido Iride l’ha chiuso il Sian (il Servizio Igiene degli Alimenti e della Nutrizione, ndr) perché la struttura non aveva le autorizzazioni igienico-sanitarie. E quindi non capisco perché se la prendano con noi». «C’è un’indagine della magistratura in corso – aggiunge il sindaco di Sorso – che ha incaricato il Noe e stanno effettuando le verifiche. Il Comune ha fatto valutazioni tecniche rispetto alle autorizzazioni edilizie, così come nel caso di tutti i chioschi abusivi lungo la fascia costiera».

L’auspicio. Il rilancio del lido Iride è rimasto un miraggio per alcuni decenni, e ora rischia di diventare un incubo.

«È da decenni che stiamo cercando di rilanciare la fascia costiera – dice ancora Morghen –. Eravamo felicissimi quando è stato aggiudicato il bando, ma se ci sono problemi tecnici legati al rispetto delle procedure, queste si rispettano. Per quanto riguarda i lavoratori, così come quando chiudono le imprese che non sono in regola, è una cosa che dispiace a tutti. Mi auguro che la situazione si rimetta a posto e che si possa continuare».


 

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