La Nuova Sardegna

Sassari

Blitz della capitaneria “libera” Cala Spinosa

di Serena Lullia
Blitz della capitaneria “libera” Cala Spinosa

Santa Teresa, sequestrato il chiosco-cassa sul sentiero che porta alla spiaggia

12 agosto 2018
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SANTA TERESA. L’ingresso nel piccolo paradiso di Cala Spinosa ritorna libero e gratuito. La Capitaneria di porto della Maddalena ha sequestrato il botteghino in cui si pagava il ticket di 3 euro per raggiungere la spiaggia. Sequestro che per i titolari del Sea lounge, il punto ristoro che gestiva la riscossione del contributo, è illegittimo.

Il sequestro. La Capitaneria di porto aveva subito aperto un’indagine sul caso di Cala Spinosa. Per raggiungere la spiaggia star del promontorio di Capo Testa, futura area marina protetta e già sito di interesse comunitario, ci sono due accessi. Uno da Guardia del Corsaro è sbarrato da un doppio cancello. L’altro, che passa attraverso il Sea Lounge, bar ristorante realizzato su area privata, fino a ieri era a pagamento. Non un pedaggio, avevano spiegato i proprietari, ma un piccolo contributo in cambio di servizi. E non a casa lo scontrino fiscale rilasciato ai bagnanti dopo il pagamento di 3 euro a persona, aveva come dicitura “servizi balneari”. Che consistevano nell’utilizzo dei servizi igienici del punto ristoro, di piccoli sconti sulle consumazioni, della possibilità di gettare i rifiuti accumulati durante la giornata al mare. Ieri mattina i militari della Capitaneria hanno messo sotto sequestro il tavolino con ombrellone usato come punto di riscossione del ticket, una corda con la scritta proprietà privata e il registratore di cassa con cui venivano emessi gli scontrini di ingresso alla spiaggia.

Dubbi di legittimità. L’avvocato della famiglia Usai proprietaria del Sea lounge, Domenico Putzolu, non ha dubbi. Il sequestro è illegittimo. «È stato affisso il cartello di sequestro all’ingresso del locale come se il provvedimento riguardasse l’intera struttura quando invece riguarda un tavolino, una corda e un registratore di cassa – afferma –. Un innegabile danno di immagine di cui chiederemo conto. Ci viene contestata poi la chiusura di un accesso pubblico ma si tratta di una proprietà privata». Putzolu scende poi nel dettaglio. «La legge contempla due possibilità per l’accesso libero verso un’area demaniale – afferma –. Che la strada abbia una servitù di uso pubblico o che sia l’unico varco per raggiungere la spiaggia. Né l’una né l’altra. Per quanto mi dicono i miei clienti il varco in questione per la spiaggia di Cala Spinosa è stato aperto in contemporanea con la nascita della struttura, nel 2016. Esiste invece un altro accesso, da Guardia del Corsaro, sbarrato con un cancello. Ma nessuno ha usato la stessa solerzia per andare a sequestrarlo». Il legale del Sea Lounge punta anche il dito contro la Capitaneria. «Un sequestro che comporta un grave danno di immagine al locale dei miei clienti e che impugneremo anche in sede risarcitoria – va all’attacco Putzolu – nei confronti di chi a nostro avviso ha ecceduto. Il sequestro andrà convalidato dal pubblico ministero e poi dovrà essere emesso dal Gip. Conosco la serietà dei magistrati. Auspico che non venga convalidato e che si verifichi l’esistenza dei presupposti di legge».

Il Comune. Ma a sostegno della linea della Capitaneria ci sono anche le verifiche portate avanti dal Comune. «Quando il Sea Lounge presentò al Comune la richiesta di autorizzazione per realizzare la struttura, la strada per Cala Spinosa venne inquadrata come accesso a uso pubblico – spiega il sindaco Stefano Pisciottu –. Per quanto riguarda invece la strada da Cala del Corsaro che passa attraverso un villaggio, quella è sempre stata chiusa e in ogni caso non consentirebbe un accesso diretto alla spiaggia di Cala Spinosa. È pertanto evidente, ma questa è una mia deduzione personale, che se quello è l’unico accesso diretto ed è a uso pubblico debba essere libero e gratuito».

Precedenti illustri. Il caso di Cala Spinosa vanta precedenti illustri. Uno su tutti quello di Capo Ceraso di due anni fa. I terreni in quell’area nota come Costa Turchese appartengono alla famiglia Berlusconi. Un progetto di riqualificazione prevedeva la recinzione dei fondi con reti metalliche e cancelli tra le spiagge di Capo Ceraso e Li Cuncheddi. Per l’Edilizia Alta Italia una decisione dettata dall’esigenza di delimitare in maniera precisa il proprio bene, ma anche per evitare l'abbandono indiscriminato di rifiuti speciali, pericolosi e non, scarti di edilizia. Proposta che venne bocciata in Conferenza di servizi dal Comune di Olbia.

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