La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari, il campo nomadi verrà sgomberato entro l’anno

di Luigi Soriga
Sassari, il campo nomadi verrà sgomberato entro l’anno

Le prospettive per gli inquilini sono il rimpatrio assistito, l’affitto nelle case private o il trasferimento in alloggi comunali

19 agosto 2018
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SASSARI. Anche a Sassari i campi rom hanno i mesi contati. Per quello della comunità musulmana la data di sgombero è fissata per il 31 dicembre 2018. Per quello abitato dagli ortodossi la scadenza è 31 marzo 2019.

La decisione della giunta riprende innanzitutto la risoluzione del Parlamento europeo del 2011 che richiede agli Stati membri, entro il 2020, di adottare un piano di superamento dei campi nomadi e il fenomeno della ghettizzazione, ricollocando i Rom, Sinti e Caminanti in alloggi più consoni per garantire un principio di inclusione sociale.

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Ma è stata soprattutto un’emergenza di tipo ambientale e sanitaria a dettare questo di scelta: il sito sulla strada provinciale Sassari-Ittiri infatti è gravemente contaminato, con sversamenti chimici allarmanti. Lo dice l’Arpas, in una recentissima nota inviata al Comune. L’area non può essere frequentata da persone e in particolar modo dai bambini, perché le sostanze inquinanti riscontrate sono tali da mettere a rischio la salute pubblica. L’invito dei tecnici è quello di mettere subito in sicurezza la zona, effettuare un piano di caratterizzazione e procedere con le successive bonifiche.

Era facilmente intuibile che il campo rom, alla lunga, potesse diventare una bomba ecologica. I vigili urbani, dal novembre 2016 a oggi, hanno eseguito 8 blitz riscontrando 12 violazioni di natura penale, e denunciando i reati ambientali all’autorità giudiziaria. Si va dall’accumulo illecito di rifiuti e la trasformazione del sito in una discarica a cielo aperto. Alla gestione illecita dei rifiuti: smontaggio di ingranaggi e fili per estrarre il rame. All’inquinamento: sversamento di sostanze velenose nel terreno, roghi per smaltire l’immondizia o per recuperare metalli da rivendere o per sciogliere il rame. Il fascicolo che la polizia locale ha depositato sulle scrivanie della Procura è molto dettagliato, e se il magistrato dovesse intervenire con un provvedimento di sequestro e sgombero, i problemi di natura sociale sarebbero molto complicati da risolvere nel breve periodo. Si parla di 150 ospiti, dei quali 45 minori. Basti un dato: solo affidare i ragazzi a una comunità alloggio costerebbe 100 euro al giorno per ciascuno, quindi 4500 euro al giorno. Una cifra insostenibile per l’amministrazione. «Per questo ci siamo mossi in anticipo, dandoci un arco di tempo sufficiente lungo per mettere in campo delle soluzioni – dice il sindaco Nicola Sanna – perché il reinserimento dei rom è una questione di civiltà, ma è anche una questione complessa, che richiede parecchie risorse, e va affrontato con estrema attenzione. Da solo il Comune non è in grado di gestirlo. Occorre il supporto finanziario della Regione, il coinvolgimento del volontariato, della diocesi, e anche della Prefettura e degli altri comuni». Le prospettive per i nomadi sono sostanzialmente tre. Il primo prevede il rimpatrio assistito: prevede l'acquisto dei biglietti, un incentivo economico per le prime necessità e un programma di reinserimento a cura dell'OIM (Organizzazione Mondiale per le Migrazioni), con fondi a ciò destinati dal Ministero degli Interni e un ulteriore contributo regionale a sostegno delle attività di accompagnamento e integrazione nel tessuto sociale della nazione di origine. La seconda ipotesi è quella già adottata dal Comune di Alghero. L’amministrazione fa da garante con i proprietari privati delle case per il contratto di affitto con gli inquilini rom, assicurando il pagamento delle mensilità e coprendo eventuali danneggiamenti con polizze assicurative.

La terza soluzione è quella di reperire o realizzare degli comunali che possano ospitare i rom. Si tratta in ogni caso di interventi molto onerosi che richiederebbero la copertura finanziaria anche da parte della Regione.
 

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