La Nuova Sardegna

Sassari

Regione contro governo: piccoli ospedali intoccabili

di Luca Rojch
L'assessore regionale alla sanità Arru
L'assessore regionale alla sanità Arru

L’assessore Arru: pronti ad arrivare alla Corte costituzionale per difenderli

15 settembre 2018
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CAGLIARI. Ci vuole una salute di ferro per resistere alla bufera sulla Sanità. Il Ministero ha bocciato la riforma della rete ospedaliera uscita dal consiglio regionale. Per il governo di Roma la rete così come proposta dalla Regione non rispetta i parametri imposti da un decreto ministeriale. In altre parole da Roma indicano quanti abitanti servono per avere un ospedale, a quanti chilometri devono essere uno dall’altro e che reparti possono avere.

Parametri difficili da applicare per la Sardegna, che tutta intera ha più o meno la metà degli abitanti di Roma. Complicato spiegare perché un ospedale a Sorgono sia indispensabile, così come alla Maddalena. Se la Regione avesse dovuto applicare i criteri stabiliti dal ministero avrebbe dovuto chiudere gli ospedali di Iglesias, Guspini, Isili, Muravera, Bosa, La Maddalena, Tempio, Ozieri, Ghilarza e Lanusei.

«Siamo pronti ad arrivare anche davanti alla Corte costituzionale per difendere la nostra riforma e i nostri ospedali – spiega l’assessore alla Sanità Luigi Arru –. Il Ministero ci accusa di avere un’offerta superiore a quella prevista dal Dm 70. Ma noi abbiamo tenuto conto delle caratteristiche orografiche e demografiche della Sardegna. Abbiamo anche dimostrato che attraverso l’elisoccorso riusciamo a offrire un servizio di eccellenza in tutta la Sardegna. Ecco perché presenteremo delle osservazioni al documento del Ministero. E voglio ricordare che la riforma è stata varata dal consiglio e segue le direttive di una legge che avevamo varato nel 2014 e non è stata impugnata».

Arru punta dritto contro il governo. «Difenderemo la riforma. Abbiamo scelto di salvare i piccoli ospedali. Questo atto del ministero viola la nostra autonomia. Abbiamo rispettato il Dm 70 che permette di adattare le caratteristiche della rete ospedaliera alla regione. Ci criticano per avere un eccesso di offerta. Ma se avessimo applicato il dm 70 alla lettera avremmo dovuto chiudere molti ospedali». In realtà questo pericolo Arru lo aveva già evocato. «Sì è vero, ma ora abbiamo trovato un equilibrio e difenderemo questa legge dall’assalto del governo. Io tutelo la salute e il diritto dei sardi».

E subito un affondo contro il senatore del Psd’Az Christian Solinas che ha denunciato per primo la bocciatura della riforma. E ha accusato Arru di avere nascosto per giorni il documento protocollato il 7 settembre. «In assessorato è arrivato l’11. Mi chiedo invece come sia stato possibile che sia arrivato prima a lui e perché sia rimasto in silenzio per giorni». E poi l’appello ai parlamentari, in particolare ai 5 Stelle. «Spero che difendano i sardi e la legge che salva gli ospedali sardi».

L’attacco. Ma Solinas continua il suo attacco frontale. «L'assessore Arru fa l'autonomista della domenica, chiamando oggi il popolo a raccolta contro il provvedimento di bocciatura della rete ospedaliera, che intesta surrettiziamente all'attuale governo ma dimentica che l'intero procedimento è nato e si è concluso sotto il Governo Gentiloni». Poi l’affondo. «Quanto a me, non se ne crucci Arru, io so da che parte stare o meglio restare, perché da anni difendo l'indipendenza della mia isola. Non ho dubbi nello schierarmi con le migliaia di pazienti che soffrono quotidianamente sulla propria pelle i disastri che questa gestione della Sanità».

Tutti vs tutti. Ma più in generale la bocciatura della rete e la posizione forte della Regione di arrivare alla Corte costituzionale passa quasi in secondo piano. La polemica è tutta contro l’assessore Arru e le scelte sulla sanità fatte dalla Regione. «Pochi giri di parole: la ‘madre di tutte le riforme’ è una boiata pazzesca – dice Ugo Cappellacci, deputato e coordinatore regionale di Forza Italia – . Come un pugile suonato Arru mena ormai colpi a casaccio, tenta di attribuire ad altri le responsabilità di un pasticcio tutto fatto in casa Pd. Ormai non lo invitiamo più a dimettersi perché la legislatura è finita, ma a ripresentarsi insieme al presidente Pigliaru per consentire ai sardi di esprimere democraticamente il giudizio sull’operato di una giunta di pastrocchioni e sulla loro corte sabauda».
 

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