La Nuova Sardegna

Sassari

Attentato contro Nurra «Volevano uccidermi»

di Giovanni Bua
Attentato contro Nurra «Volevano uccidermi»

Svitati tutti i bulloni delle ruote posteriori dell’auto del coordinatore della Lega «Salvo per miracolo, non ho nessun nemico: la matrice può essere solo politica»

19 settembre 2018
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SASSARI. «Mi volevano ammazzare. E siccome in vita mia non ho mai avuto nemici né questioni legate al mio lavoro, non posso che pensare che il motivo di tanto odio sia legato alla mia attività politica. E quindi ai vigliacchi che hanno allentato tutti i bulloni delle ruote posteriori della mia auto, rischiando di far male a mia moglie e mio figlio, dico che sono più determinato di prima, e che non mi fanno paura».

Rivendica le sue origini cossoinesi Giovanni Nurra, dove suo bisnonno, segretario comunale del paese, fu ucciso da una pistolettata in faccia perché insegnava a firmare agli analfabeti per renderli padroni del loro destino. Ma, nonostante il sangue caldo che dice scorrergli nelle vene, l’attentato subito nei giorni scorsi è stato un brutto colpo. Perché lui, commercialista, sposato e padre di un bimbo di quattro anni, oltre che coordinatore della Lega per Sassari Gallura Nuoro e Ogliastra, con la quale si è candidato alle scorse Politiche, di nemici dice di non averne. Eppure qualcuno, la scorsa settimana, gli ha allentato tutti i bulloni che reggono le ruote posteriori della sua Ford Focus, posteggiata sotto casa nel quartiere di Monserrato.

«La mattina ho preso l’auto – racconta – con mia moglie e mio figlio. Ho sentito uno strano rumore. Mi sono fermato da un meccanico, non riusciva nemmeno lui a capire». Poi l’amara sorpresa: «Mi ha detto che mi avevano smollato i bulloni delle ruote posteriori. Tutti. Mentre me lo raccontava è sbiancato. Mi ha spiegato che se fossero state le anteriori avrei avuto qualche possibilità, ma un incidente causato dal distacco delle due ruote posteriori sarebbe stato fatale. Chi lo ha fatto ti voleva uccidere, mi ha detto».

Un attentato in piena regola insomma, «Perché se uno vuole fare un dispetto squarcia le ruote, o riga una fiancata – continua Nurra – ma i bulloni sono stati svitati per cedere quando ero in marcia. E solo per un caso mi sono accorto del rumore e mi sono fermato dal meccanico».

Nurra tira fuori il suo “sangue caldo”. Parla dell’accaduto informalmente con la polizia, che lo invita a fare formale denuncia (e nel mentre alza tutte le antenne). Ma si tiene tutti dentro. Fino a quando alla fine sbotta, con un post su facebook e una denuncia in arrivo. «C’è di mezzo la mia famiglia, chi ha fatto questo deve pagare». Sicuramente la dinamica dell’attentato è inquietante e conferma la premeditazione, necessaria per armarsi della chiave indispensabile per smollare gli otto bulloni delle ruote posteriori, e del sangue freddo necessario per farlo in strada, dove il coordinatore della Lega, che abita nel quartiere di Monserrato, poco lontano dal comando provinciale dei carabinieri, lascia abitualmente la sua Focus. Troppo grave e complesso il gesto per pensare a una “bravata”.

A rendere ancora più scottante la vicenda, su cui presumibilmente si sono già accesi i fari della Digos, l’eventuale matrice politica del gesto, di cui Nurra si dice sicuro. E che arriva in un momento in cui il clima, nazionale ma anche cittadino, è rovente, tra funerali fascisti, pestaggi di immigrati, sovraesposizione mediatica della Lega e del suo “energico” segretario Salvini. «Rivendico il mio impegno – chiude Nurra – in un partito di governo, che mi ha conquistato soprattutto per la sua visione dell’economia. Non mi sento certo alla guida di un gruppetto di estremisti, che può finire bersaglio di estremisti dell’altro colore. Ma l’imbarbarimento del clima, che spesso erroneamente ci imputano, purtroppo non arriva da noi».

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