La Nuova Sardegna

Sassari

Violenza a Sassari, la città è divisa tra disagio e paura

Gianni Bazzoni
Violenza a Sassari, la città è divisa tra disagio e paura

Crisi economica, aggressioni, ma anche voglia di lottare per la rinascita

20 settembre 2018
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SASSARI. Il disagio invisibile, la crisi sempre più grave e il malessere che ti stampa in faccia i dati concreti delle difficoltà quotidiane. Sassari ha perso con il passare degli anni i gradi, è scivolata indietro nelle classifiche, ha lasciato punti anche sul fronte della sicurezza. E poco importa se sono diminuiti i delitti, quelli segnati nelle statistiche nazionali. La gente è allarmata, perché la sicurezza percepita è quella che tocca le famiglie, gli anziani barricati in casa nel centro storico dove basta un niente per accendere la miccia di un malcontento che affonda le radici nell’abbandono del territorio e nell’incremento abitativo senza criterio in vecchi tuguri che vengono riempiti di persone come se si trattasse di oggetti. E il coraggio di pochi che resistono e investono non basta per invertire la rotta. Sassari vive il suo momento più delicato: non ha una rotta impostata, non privilegia un settore rispetto ad un altro, non riesce e ripensare lo sviluppo e il rilancio dopo la grande crisi che ha lasciato ferite profonde. Oggi La Nuova muove il primo passo con una inchiesta a puntate per cercare di andare alle radici del problema, per favorire contributi, valorizzare proposte. Partendo dall’esame delle criticità, alcune nascoste sotto il tappeto e che ogni volta saltano fuori con la targhetta dell’emergenza. Accanto l’intervista, la prima rilasciata dal prefetto di Sassari Giuseppe Marani, a Sassari da 20 mesi.

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Che città è diventata Sassari? É razzista e intollerante, gelosa e inospitale? No, però ci sono segnali importanti che evidenziano pericoli striscianti, che avanzano subdoli come serpenti: l’aggressione al giovane della Guinea, avvenuta in pieno centro la sera del 10 settembre è un campanello d’allarme. A un ragazzo sassarese di 20 anni, arrestato per il pestaggio dopo una settimana è stato contestato anche il reato di violenza con motivazioni razziali. E l’altra mattina, una domenica, in corso Vico mentre si fronteggiavano due uomini e due donne, extracomunitari, gli spettatori non hanno sentito l’esigenza di chiamare le forze dell’ordine per mettere fine allo scontro. Anzi, c’è chi ha filmato dall’inizio alla fine e poi ha postato il video sui social. Segno della modernità, della società che cambia e si nutre solo di virtuale, dove tutto diventa grande: la rabbia, l’indifferenza, i valori negativi e si svaluta l’autostima. Sassari fascista? No, però la manifestazione che si è svolta davanti a San Giuseppe, al funerale del professor Todini, ha acceso una polemica che non può essere liquidata come si fa con le goliardate, perché la storia non la si scrive a seconda delle convenienze e in certi casi è bene guardare a quello che succede prima e non gridare allo scandalo dopo. Sassari è una città violenta? No, però ha alcuni parti, specie nella fascia giovanile che si sono incattivite, alimentate da un disagio senza controllo, hanno occupato spazi lasciati liberi e li hanno trasformati in palestra sociale nella quale sfogare rabbia e delusioni. Così, le liti all’Emiciclo Garibaldi fanno notizia solo se ci scappa l’accoltellamento, le minacce e le aggressione ai Giardini pubblici di via Tavolara balzano all’attenzione quando una mamma denuncia che il figlio di 12 anni non esce più di casa. Terrorizzato dopo essere stato rapinato da un giovane armato di coltello. E anche giovani coppie e anziani raccontano le paure, perché quegli spazi sono diventati zone da evitare. Sassari naviga nel disagio e rischia di sprofondare pericolosamente? Sì, è sufficiente leggere i dati sul gioco d’azzardo per svegliarsi con il batticuore: la ludopatia è una piovra che allunga i tentacoli in tante case. In un anno in città vengono bruciati 500 milioni di euro da giocatori senza speranza. Molte sono donne, il gioco d’azzardo affonda intere famiglie. Insieme alla droga, all’eroina di ritorno è la nuova piaga sociale. Poi le auto bruciate, una miriade di episodi spesso non collegati tra loro, ma basta sbagliare il posto dove parcheggi la macchina e puoi entrare nelle statistiche. E i suicidi, la mappa della sconfitta, una striscia lunga che sfugge a ogni analisi. L’ultimo elemento: gli assalti in stile militare, bande giunte a Sassari con armi pesanti, pronte a tutto per fare soldi dal caveau della Mondialpol. A giugno di quest’anno 10 banditi hanno sparato 200 colpi per arrivare al denaro. Nel 2016 i banditi avevano portato via 10 milioni di euro con un piano simile. Tragedia sfiorata, potevano esserci morti e feriti anche tra la gente che passava. Per non dimenticare.


 

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