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Sassari

Dramma di Siligo: "Non è stato un botto normale, sarebbe stato meno devastante"

L'ingresso del campo di calcio
L'ingresso del campo di calcio

Un esperto artificiere commenta il caso del grave ferimento del bambino sabato al campo di calcio

26 settembre 2018
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SASSARI. «Mi dicono che non sono stati repertati dei residui, quelli sarebbero stati utili per stabilire che tipo di “botto” è esploso tra le mani del povero bambino. Però visti i danni alla mano e le condizioni molto gravi del piccolo, posso dire che non era un petardo normale». L’artificiere valuta il caso, cerca di non addentrarsi troppo (“perché non ho visto niente, ho solo sentito i racconti”) e poi non potrebbe parlare senza l’autorizzazione dei vertici militari. Quindi la chiacchierata è informale. Ma ugualmente tecnica, per cercare di capire cosa può essere successo sabato sera davanti al campo sportivo di Siligo.

«Cominciamo a dire che l’oggetto doveva avere una forma strana – dice l’artificiere sassarese – e questa ha attirato sicuramente la curiosità del bambino. Se fosse stato un petardo comune, dico un “Magnum”, un “Mefisto” o qualcosa di simile, anche di quelli per i quali è vietata la vendita nei normali esercizi commerciali, il bambino lo avrebbe riconosciuto. Sono portato a pensare più a un qualcosa di modificato. Un involucro riempito utilizzando la polvere pirica prelevata da altri petardi. Così si aumenta notevolmente la potenza senza essere in grado di quantificare i danni che sono devastanti. Immagino che l’involucro potesse essere colorato, confezionato in maniera tale (anche con del nastro adesivo) da attirare l’attenzione. Ma questa è una mia ipotesi, mancano le prove e anche i reperti per effettuare una ricostruzione reale dal punto di vista tecnico. Si possono fare ipotesi, e questa è una di quelle possibili».

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Perché esplode un petardone o un qualcosa di simile fabbricato artigianalmente dopo essere stato abbandonato per terra? «Questo è un altro problema che merita attenzione. Immagino che l’oggetto avesse una sorta di miccia corta già consumata fino all’interno dell’involucro – afferma l’artificiere – che potrebbe essere stata accesa e poi non è andata avanti fino in fondo. Gettato in mezzo all’erba è rimasto quasi soffocato. Una volta preso in mano dal bambino, l’aria potrebbe avere fatto ripartire la fiammella causando lo scoppio in pochissimi istanti».

C’è poco altro da aggiungere. I carabinieri della compagnia di Bonorva guidati dal maggiore Sebastiano Battino stanno andando avanti con le indagini per accertare le responsabilità di chi ha abbandonato l’ordigno per terra. Acquisiti diversi video girati durante la partita e che potrebbero tornare utili per identificare gran parte dei componenti delle tifoserie. Sentiti diversi testimoni, anche i primi soccorritori che hanno assistito il piccolo Matteo dopo l’esplosione. Già oggi potrebbe essere depositato un primo rapporto in Procura a Sassari. (g.b.)

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