La Nuova Sardegna

Sassari

Il cyberbullismo si combatte a casa e a scuola

di Barbara Mastino
Il cyberbullismo si combatte a casa e a scuola

Esperti riuniti al convegno organizzato dal Cif: «Fondamentale la sinergia tra famiglia e istituzioni»

02 ottobre 2018
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OZIERI. Una rete per uscire dalla rete: è la sinergia tra famiglia, scuola, servizi sociali e sanitari, forze dell’ordine, la chiesa, il mezzo più potente per combattere i silenzi e la solitudine del cyberbullismo, ultima frontiera della violenza che molti minori (e non solo) subiscono.

Un tema scottante del quale nei giorni si è parlato a Ozieri in un incontro organizzato dal Cif regionale e svoltosi la mattina nel teatro civico Fallaci con gli studenti delle ultime due classi delle superiori e la sera nella sala conferenze dell’Unione dei Comuni davanti al pubblico. Presenti alcuni esperti del settore, i ragazzi e gli insegnanti, le famiglie e gli operatori sociali, le autorità locali civili e religiose: soggetti coinvolti in un problema che tocca tutti e che può essere affrontato solo non mettendo la testa sotto la sabbia. È quanto hanno sottolineato i relatori Elena Ferrara, prima firmataria della prima legge in Europa sul cyberbullismo, dedicata a Carolina Picchio, che ha illustrato questo provvedimento e la sua logica preventiva ed educativa e solo in ultima istanza sanzionatoria; Luca Pisano dell’Osservatorio Cybercrime, che ha parlato delle diverse “subculture” di giovani e della necessità di riconoscerle per intervenirvi; l’esperto di cyberbullismo Antonio Polo, della Polizia di Stato, che ha approfondito le problematiche di internet, di web reputation e privacy e del ruolo di genitori e docenti nella vigilanza. Intense e importanti sono state le testimonianze di due ragazzi vittime di cyberbullismo: Alessia, che ha parlato della sua esperienza di «bersaglio di centinaia di persone, anche adulte», superata solo quando è riuscita a chiedere aiuto alla sorella maggiore; Marco, che ha raccontato il suo percorso di sofferenza con la musica, e che ora come rapper, facendosi chiamare Aspie, porta la sua esperienza ai ragazzi come storia di un lungo percorso che ebbe una svolta grazie a una presa di coscienza e all’aiuto di adulti ed esperti. Nelle due testimonianze è emersa forte l’importanza del dialogo, di aprirsi con gli altri, di chiedere aiuto alle persone più grandi, «che devono essere consapevoli dell’esistenza del problema – ha detto la presidente regionale del Cif Mattia Pericu – e devono essere capaci di aiutare i ragazzi a non sottovalutarlo e ad affrontarlo. Servono anche basi legislative – ha aggiunto – ed è quanto mai urgente che la Regione Sardegna, come hanno già fatto diverse altre Regioni, proceda a emanare una legge in materia di cyberbullismo, strumento fondamentale perché il web ritrovi la sua umanità».

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