La Nuova Sardegna

Sassari

L’extra non era dovuto, professoressa universitaria deve ridare 188mila euro

di Vincenzo Garofalo
L’extra non era dovuto, professoressa universitaria deve ridare 188mila euro

Il Tar respinge il ricorso di una docente della facoltà di Economia di Sassari. L’università può trattenere dalla busta paga i 14 anni di stipendio in eccesso

06 ottobre 2018
2 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Per quattordici anni ha incassato un assegno extra, in aggiunta al regolare stipendio mensile stabilito dal contratto. G. M. professoressa associata nella Facoltà di Economia dell’Università di Sassari, dovrà ora restituire all'ateneo sassarese 188mila 353 euro. Lo ha sancito il Tar Sardegna, respingendo il ricorso presentato dalla docente contro le trattenute che si è trovata in busta paga, operate dall'amministrazione dell’Università per recuperare i compensi non dovuti. Dal 1° gennaio di quest’anno infatti la professoressa si è ritrovata con uno stipendio alleggerito di 1.100 euro al mese. Secondo il direttore generale dell’Ateneo, Guido Croci, quell'assegno “ad personam”, concesso alla docente nel 2002, al momento dell’assunzione, non era giustificato. Per queste ragioni, già del febbraio dello scorso anno, un decreto del direttore generale ha disposto il recupero delle somme, «indebitamente erogate a titolo di assegno ad personam relative al periodo 01.11.2002-31-01.2017». Non tutte però: solo quelle dell’ultimo decennio, il resto è andato in prescrizione. Al primo decreto ha fatto seguito un altro provvedimento, sempre del direttore generale, del dicembre 2017, con cui è stato disposto che, «con decorrenza dal 1° gennaio 2018 l'ufficio stipendi e adempimenti fiscali è autorizzato ad operare una trattenuta mensile sullo stipendio della professoressa G. M., nei limiti del quinto della retribuzione mensile, fino alla completa estinzione del debito pari ad € 188.353,40». Contro questa trattenuta forzosa la docente, assistita dagli avvocati Andrea Berto e Rossella Piana, si è opposta rivolgendosi al Tar. Oltre a contestare la richiesta in sé di restituzione delle somme percepite, la professoressa sosteneva inoltre che la cifra finale andasse calcolata al netto delle ritenute fiscali e previdenziali, arrivando così a un totale di 108 mila euro. Ancora, il ricorso contestava l’importo della trattenuta mensile sullo stipendio. I giudici della Sezione prima del Tribunale amministrativo della Sardegna hanno però respinto le recriminazioni della docente, su tutti i fronti. «La percezione di emolumenti non dovuti da parte dei pubblici dipendenti impone all'amministrazione l’esercizio del diritto a ripetere le relative somme», spiegano i magistrati nella sentenza. «L’interesse pubblico è non solo concreto ma anche attuale, per cui la decisione di procedere al recupero non richiede nemmeno una approfondita motivazione, perché si tratta di attività vincolata e non discrezionale», si legge ancora nella pronuncia del Tar, che giustifica il provvedimento adottato dall'Università per il recupero dei 188 mila euro, perché, «in alcun provvedimento dell’amministrazione è prevista l’attribuzione dell’assegno in questione». Per i giudici è giusta anche la trattenuta mensile, dato che, «dopo l’applicazione della trattenuta pari a un quinto dello stipendio, la retribuzione è comunque pari a euro 2.410 netti. Importo che si colloca sicuramente al di sopra della media nazionale delle retribuzioni e che non impedisce un’esistenza libera e dignitosa».

In Primo Piano
Il caso

Sassari, palazzina pericolante: sgomberate dodici famiglie

di Paolo Ardovino
Le nostre iniziative