La Nuova Sardegna

Sassari

Detenzione di una pistola assolto un finanziere

di Nadia Cossu
Detenzione di una pistola assolto un finanziere

Buddusò, l’imputato era stato arrestato durante le indagini per gli omicidi Bacciu  La Cassazione ha annullato la condanna a due anni inflitta dalla Corte d’appello

13 ottobre 2018
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BUDDUSÒ. A farlo finire nei guai, nell’ambito delle indagini per il duplice omicidio Bacciu di Buddusò, era stata un’intercettazione ambientale nella quale Giuseppe Canu (finanziere e fratello di Giovanni Antonio, già assolto dall’accusa di duplice omicidio) faceva riferimento a una pistola 9×21. Un’arma che, secondo gli inquirenti, era in qualche modo collegata al delitto di Biderosu del 29 aprile 2011. Giuseppe Canu era stato condannato per questo episodio in primo e in secondo grado a due anni e due mesi di reclusione. Ieri la Corte di Cassazione, cui avevano fatto ricorso gli avvocati difensori Antonio Secci e Sara Luiu, lo ha assolto.

L’imputato a poca distanza dal delitto era stato arrestato – per il reato di detenzione di armi – insieme all’altro fratello Mario. Giuseppe Canu, finanziere in pensione, aveva partecipato come “garante” alla perquisizione che i Cacciatori di Sardegna avevano fatto all’interno dell’ovile di famiglia. Perquisizione durante la quale erano stati trovati dei proiettili ma non la pistola. Qualche giorno dopo i due fratelli Canu parlavano proprio di quella pistola senza sapere di essere intercettati da una microspia, nel loro ovile. Conversazioni dalle quali, a detta della Procura, sarebbe emerso un coinvolgimento nella detenzione dell’arma.

«L’unica intercettazione alla base dell’arresto di Mario e Giuseppe Canu è inutilizzabile», aveva sostenuto all’epoca l’avvocato Antonio Secci, convinto che quella captata nell’ovile di Mario Canu, pochi giorni dopo il duplice omicidio, il 10 maggio, non potesse nemmeno essere usata nell’inchiesta per gli omicidi. «Perché risale a un periodo in cui l’indagine era solo in materia d’armi, e loro col delitto non c’entrano nulla». Ma erano stati arrestati e, prima dei domiciliari, avevano anche trascorso cinque mesi in carcere.

In quell’agguato nelle campagne di Biderosu furono uccisi Antonio Bacciu (32 anni) e suo zio Giovanni Battista (di 69). Altri due fratelli della vittima (quella mattina erano tutti a bordo dello stesso pick up) scamparono all’omicidio: uno perché riuscì a scappare e l’altro perché si finse morto.

Un delitto senza colpevoli perché la Procura generale non ha presentato ricorso per Cassazione dopo la sentenza d’appello che assolveva i tre imputati Salvatore Brundu, 27 anni, Giovanni Antonio Canu, 51, e Gianni Manca, di 46.

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