La Nuova Sardegna

Sassari

I trafficanti di droga investivano ad Alghero

di Gianni Bazzoni
I trafficanti di droga investivano ad Alghero

Oltre ai tre napoletani, misura cautelare in carcere per Lucio Baltolu di Alà Il chimico che tagliava la droga si era stabilito a Oristano. Nuove indagini

13 ottobre 2018
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SASSARI. É Lucio Baltolu, 57 anni di Alà dei Sardi ma residente a Olbia, attualmente in carcere sempre per reati di droga, il “personaggio sardo” finito nell’inchiesta della Dda di Cagliari e al quale gli uomini del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza di Sassari hanno notificato la misura cautelare insieme ai napoletani Francesco Maimenti, Vincenzo Sensale e Mario Izzo. Il primo è nipote del boss Matteo “o cavallar” Albano, storico capocosca di Scafati, e sarebbe a capo dell’organizzazione che avrebbe curato il traffico di droga tra la Campania e la Sardegna, con base privilegiata ad Alghero.

Lucio Baltolu avrebbe avuto legami stretti con alcuni elementi della Campania riconducibili alla cosca scafatese. E a lui si sarebbero rivolti per definire i passaggi di droga nell’isola. Sono però in corso altre attività, alla luce dei risultati delle perquisizioni.

Sono questi i particolari che emergono sull’operazione “NapAho” - che ha ancora degli aspetti in piena evoluzione - e ha già portato all’arresto di 9 persone in flagranza di reato: tre le importazioni di cocaina documentate per un totale di circa sei chili. L’organizzazione investiva i guadagni dal traffico di droga in Sardegna dove il denaro veniva “ripulito” attraverso passaggi che interessavano soprattutto attività commerciali, con una predilezione per il settore della ristorazione in terra catalana.

Il sistema era più o meno questo. Attraverso un sistema di contatti ben collaudato, la banda individuava imprenditori in difficoltà e proponeva un aiuto attraverso l’acquisto di quote societarie (spesso di maggioranza) che però avvenivano senza scoprire troppo le carte. Nel senso che il denaro veniva conferito da prestanome capaci di ottenere tutte le garanzie richieste. Il denaro veniva poi restituito quando le condizioni delle attività miglioravano, quindi ripulito. Su questi aspetti ha concentrato la sua attenzione la Guardia di finanza del comando provinciale di Sassari che nell’operazione si è avvalsa della collaborazione dei colleghi del Scico. Numerose le perquisizioni effettuate in mezza Sardegna e anche nella penisola, in particolare a Sassari, Alghero e Nuoro, a Roma, Massa Carrara, Viterbo, Pescara, Napoli e Salerno. La droga arrivava in Sardegna a bordo di tir carichi di piante e fiori, nascosta con grande attenzione tanto che non sempre lo stupefacente sarebbe stato individuato. Sbarchi nei porti di Porto Torres e Olbia, e un piano di gestione del traffico di alto rango, con l’invio in Sardegna anche di un chimico che doveva occuparsi di tagliare la cocaina pura e moltiplicare le quantità di immettere sul mercato sardo in modo da aumentare in maniera considerevole i guadagni. Il “professore”, un piemontese domiciliato a Oristano era stato arrestato nella zona del Nuorese, proprio dalla Guardia di finanza, mentre trasferiva un carico di droga che aveva appena ritirato.

Alghero come base primaria dell’organizzazione, dunque, con diverse figure che si sono stabilite nella città catalana e poi sono rientrate in Campania. I finanziari guidati dal colonnello Marco Sebastiani hanno messo insieme una mole notevole di informazioni che potrebbero portare ulteriori sviluppi.

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