La Nuova Sardegna

Sassari

PROCESSO PER IL delitto ara 

«Mio figlio trucidato davanti a casa»

«Mio figlio trucidato davanti a casa»

In aula il racconto della madre della vittima: «Vidi il killer fuggire»

16 ottobre 2018
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SASSARI. «Stavo aspettando Alessio per cena quando improvvisamente ho sentito gli spari, mi sono affacciata e ho visto mio figlio per terra, immobile». Ha dovuto ripercorrere dolorosamente in aula i momenti strazianti di quel 15 dicembre di due anni fa, Graziella Pittalis, la madre del 36enne di Ittireddu ucciso davanti all’abitazione di famiglia con due colpi di fucile calibro 16 caricato a pallettoni.

«Dalla finestra ho visto un uomo di spalle che fuggiva - ha detto ai giudici la donna che si è costituita parte civile con gli avvocati Luigi Esposito e Ivan Golme - ma non sono riuscita a vederlo in viso». Secondo gli inquirenti il killer del muratore, grande appassionato di cavalli, si era presentato un’ora prima sul luogo del delitto, a Ittireddu, si era nascosto dietro un muretto e aveva aspettato che la vittima rientrasse a casa. Quindi gli aveva sparato ed era scappato a piedi. Ara aveva appena oltrepassato il cancello quando qualcuno aveva richiamato la sua attenzione, lui si era voltato ed era stato raggiunto da due fucilate, una al petto e una alla spalla. Aveva urlato e quando l’anziana mamma aveva aperto il portone si era trovata il proprio figlio disteso a terra. Sul banco degli imputati Vincenzo Unali, allevatore di Mores di 60 anni, che secondo gli inquirenti avrebbe sparato per motivi di onore. Ruoterebbe infatti intorno a questioni “sentimentali” il movente che la Procura ha individuato all’origine dell’omicidio.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti la figlia di Unali, Pietrina, aveva avuto una relazione con la vittima, nonostante avesse un compagno con il quale viveva proprio a casa del padre. Quest’ultimo, venuto a sapere della relazione, ne avrebbe fatto una questione d’onore che lo avrebbe spinto ad ammazzare Alessio Ara. Una delle prove della relazione sarebbe in una lettera inviata dalla vittima all’amico Pietro Mereu rinchiuso nel carcere di Bancali e nello scambio di messaggi avvenuti tra il telefono di Ara e quello di un’amica di Pietrina Unali che avrebbe prestato il suo smartphone alla donna per consentirle di comunicare con la vittima.

Ieri mattina proprio l’amica della Unali si è seduta sul banco dei testimoni e ha dovuto ammettere davanti alle domande del pubblico ministero Giovanni Porcheddu che tra Ara e la figlia dell’imputato c’era stato un fittissimo scambio di messaggi. E che a un certo punto Pietrina Unali le chiese di scrivere alla vittima: «Ha detto di scusarla e di stare tranquillo». Prossima udienza il 5 novembre. (l.f.)

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