La Nuova Sardegna

Sassari

Dopo gli spari alla finestra le incendiano la macchina

di Luca Fiori
Dopo gli spari alla finestra le incendiano la macchina

Secondo attentato in nove giorni contro una donna che vive in via Turritana L’escalation di violenza preoccupa i residenti della zona: «Ora abbiamo paura»

17 ottobre 2018
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SASSARI. Prima i proiettili, ora le fiamme e il rischio - fortunatamente sventato dai vigili del fuoco - che l’incendio si propagasse ad alcune abitazioni del patio di vicolo delle Canne, in pieno centro storico, dove da qualche giorno il livello di preoccupazione degli abitanti di questo angolo di una Sassari quasi d’altri tempi è salito alle stelle.

Nel mirino degli incendiari l’Alfa Romeo Gt di proprietà della donna sassarese di 38 anni, destinataria poco prima dell’alba di domenica 7 ottobre di un altro avvertimento in puro stile mafioso.

Dieci giorni fa, prima che su via Turritana spuntasse il sole, qualcuno aveva esploso cinque colpi di pistola in rapida successione contro le finestre del suo appartamento al primo piano, poi altri tre un paio di minuti più tardi. Quasi un intero caricatore di una calibro 9, scaricato contro la facciata della palazzina che si trova a due passi dal Duomo e a uno e mezzo da Palazzo Ducale.

Ieri, più o meno alla stessa ora, nel piccolo patio sul retro del vecchio stabile di via Turritana è andata in scena la seconda puntata di quello che sta diventando un vero e proprio giallo. Qualcuno - forse la stessa mano che ha sparato - ha cosparso la parte anteriore dell’Alfa Romeo di benzina, poi dopo aver fatto partire le fiamme si è dato alla fuga tra i vicoli ancora bui della città vecchia.

Alcuni abitanti delle palazzine che si affacciano sul patio hanno visto le fiamme e dato immediatamente l’allarme. Sul posto, poco prima delle 6 del mattino, si sono precipitati i vigili del fuoco, ma le operazioni di spegnimento dell’incendio sono state tutt’altro che semplici. La viuzza d’accesso al patio è molto stretta e l’autobotte dei pompieri si è dovuta fermare a qualche decina di metri di distanza. Tra gli abitanti del patio in quel momento si è diffuso il panico. «Abbiamo avuto paura» racconta Giusi Diana che vive a pochi metri dal punto in cui era posteggiata la macchina raggiunta dalle fiamme. «Siamo stati svegliati dalle grida dei vicini - aggiunge la donna - poi ci siamo attivati per spegnere il fuoco». Sul posto subito dopo sono arrivati anche gli uomini della squadra mobile, coordinati dal dirigente Dario Mongiovì, e gli esperti della Scientifica. Durante i rilievi gli investigatori hanno rinvenuto sotto l’auto semi distrutta dall’incendio una bottiglia di plastica contente del liquido infiammabile. Il contenitore - lanciato probabilmente sotto l’auto dall’attentatore prima della fuga - è stato preso in consegna dalla Scientifica, con la speranza che possa condurre gli inquirenti sulla pista giusta. Sulle indagini, coordinate dal sostituto procuratore Mario Leo, c’è il massimo riserbo, ma la soluzione del caso potrebbe non essere lontana. «La situazione sta diventando preoccupante» racconta davanti all’auto bruciata Luigi Nappi, vicino di casa della donna finita del mirino. «Abito qui da quarant’anni - aggiunge l’uomo - e cose del genere da queste parti non si erano mai viste. Spero che si prendano presto provvedimenti - conclude - e si mettano altre telecamere oltre a quelle che già ci sono».

All’interno del patio, davanti alla sua abitazione, Franco Schintu di recente ha piazzato una telecamera di videosorveglianza. «Quando ho sentito le grida dei vicini - spiega - ho cercato di spegnere le fiamme e di dare una mano. Paura? Non ho avuto il tempo di spaventarmi, mi sono attivato per dare una mano ed evitare che il fuoco raggiungesse le nostre case».

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