La Nuova Sardegna

Sassari

«La pesca dimenticata: destinati a scomparire»

di Gavino Masia
«La pesca dimenticata: destinati a scomparire»

La protesta dei lavoratori del mare imbarcati sui dieci pescherecci a strascico Lorenzo Nieddu: «Da tre anni non riceviamo i finanziamenti, così si affonda» 

19 ottobre 2018
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PORTO TORRES. I dieci pescherecci dello strascico hanno ripreso l’attività all’inizio di questa settimana – dopo un mese di fermo biologico previsto dalla legge regionale – e gli armatori lamentano ancora una volta il mancato arrivo dei finanziamenti relativi a tre annualità.

«Siamo allo stesso punto dello scorso anno – dice l’armatore di Albatros Lorenzo Nieddu – e siamo dal 2016 ad oggi che non vediamo un becco di un quattrino del rimborso regionale: al danno si è aggiunta anche la beffa, perché secondo la normativa della Regione il nostro rientro dalla pesca settimanale deve avvenire entro la mezzanotte di giovedì».

In caso di avverse condizioni meteomarine nei primi quattro giorni di pesca consentiti, i pescatori resterebbero quindi fermi per tutta la settimana. «Ci sono trenta lavoratori del mare che mantengono le famiglie attraverso questo mestiere – aggiunge Nieddu –, la maggior parte hanno un’età di oltre 50 anni e all’orizzonte non si vede nessun ricambio generazionale che possa sostituire queste persone. Non ci sentiamo assolutamente tutelati dalle leggi regionali, che rischiano di affossare ulteriormente la pesca, e meno che mai abbiamo visto interesse da parte dell’istituzione locale per cercare di risolvere le problematiche di questo settore produttivo. In tre anni e mezzo non siamo mai stati convocati all’interno di una commissione consiliare alla Pesca».

Il naviglio dello strascico non ha gli stessi numeri di un decennio fa anche per la scarsa considerazione che i pescatori sentono di avere nei confronti di chi fa le leggi e regolamenti sul loro settore. «Un altro dei vincoli dannosi per il nostro lavoro – ricorda l’armatore del motopeschereccio Valerio, Costantino Cossu – è quello che ci impone di andare a pescare quattro miglia fuori dal porto: in quel tratto di mare il novellame non si è infatti ripopolato, in quanto il fermo biologico è stato deciso in un periodo sbagliato. Noi avevamo chiesto più volte di anticipare il fermo ad agosto, come si faceva diversi anni fa e come avviene in altre Regioni italiane, per dare così modo allo stesso novellame di potersi sviluppare». Altra criticità, secondo Cossu, è rappresentata dal golfo dell’Asinara particolarmente ventoso durante il periodo invernale: «Con l’altro vincolo del fermo pesca alla mezzanotte di giovedì, rischiamo di perdere molti giorni di lavoro e non c’è nessuna possibilità di recuperare. Ci sentiamo poi completamente abbandonati dalle istituzioni, che mai hanno ascoltato le nostre esigenze». I pescatori si sono anche rassegnati ad avere notizie riguardo al mercato ittico assegnato all’Autorità di sistema portuale del Mare di Sardegna. Non sono mai cominciati i lavori per il suo completamento.

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