La Nuova Sardegna

Sassari

Le case vincenziane restano chiuse

Le case vincenziane restano chiuse

La donna picchiata sabato era una delle ospiti che hanno dovuto abbandonarle

19 ottobre 2018
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SASSARI. Le volontarie vincenziane sono andate a trovarla in ospedale, e sono rimaste sconvolte dalla sua faccia tumefatta, dalle fratture e dai tubi dell’ossigeno. È viva per miracolo la 53enne sassarese massacrata di botte sabato sera da Pasqualino Bichiri, 41 anni di Alghero, arrestato dagli agenti della sezione volanti della questura e accusato di tentato omicidio. E la sua sorte fa ancora più rabbia se si pensa che fino al mese di agosto la donna era al sicuro, coccolata dalle volontarie vincenziane nel centro di accoglienza notturno San Vincenzo, in via Maddalena. Che, come le altre ospiti, la hanno dovuta riconsegnare alla sua vita di disagi e amicizie sbagliate, magari le uniche a cui si può chiedere un letto dove dormire, quelle da cui strutture come quelle delle vincenziane provano a salvarti, quelle che ti possono ammazzare.

Un’opera meritoria e a costi bassissimi, poco più di 20mila euro all’anno di contributi che le volontarie ricevevano ogni anno dalla Regione, per mano del Comune, e che da gennaio non arrivano più. Persi in un dedalo di rimpalli di responsabilità, di cui solo qualche giorno fa il sindaco si è detto addolorato, senza però trovare il modo di erogare un euro.

Soldi che non sono arrivati nemmeno dalla Chiesa, a cui le dame di carità hanno bussato con la solita discrezione, senza ottenere nessuna risposta. E senza i quali le volontarie, che di tasca loro forniscono tempo e beni di prima necessità, sono state costrette a chiudere le strutture. Senza soldi non si pagano le bollette, le pulizie, il custode. Senza soldi non si può garantire alle ragazze ospitate una serenità sufficiente per rimettere insieme i pezzi di una vita spesso distrutta. Risultato: la casa di via Maddalena è ancora chiusa, quella diurna di Sant’Agostino, Casa Elena, è stata proprio smobilitata, con il locale in affitto restituito al proprietario. Due pezzi di storia importante della solidarietà cittadina, dentro cui si sono celebrati fallimenti e rinascite, ricostruzioni e ricadute, che la città chissà perché ha deciso di non potersi permettere più.

Con buona pace di quelle poche donne che «devono riattivare la rete amicale e parentale per trovare alloggio», che poi sarebbe quel tessuto da cui spesso sono fuggite, per cercare un nuovo futuro, o per salvarsi la vota. Lo sa bene la donna massacrata sabato notte, da quell’amico che spesso nominava. Diventato il suo carnefice, come prevedibile, come previsto, come purtroppo ignorato. (g.bua)

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