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Sassari, la madre di un detenuto: «Riaprite l'inchiesta sulla morte di mio figlio Saverio»

Daniela Scano
Sassari, la madre di un detenuto: «Riaprite l'inchiesta sulla morte di mio figlio Saverio»

34enne deceduto nel 2014. La famiglia non crede al suicidio: «Dvd alterati, troppi punti oscuri. Ma io non mi rassegno»

22 ottobre 2018
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SASSARI. «Voglio che sia chiara una cosa: io non mi rassegno e non mi arrendo». Il tono è irremovibile. Leonarda Pinna scandisce le parole: «Aspetto la verità da quattro anni, con tutto il dolore di una madre che ha perso un figlio di 34 anni. Una madre che non crede alla verità ufficiale, ma che nonostante tutto ha ancora fiducia nella giustizia». Leonarda Pinna, 70 anni, originaria di Ploaghe ma algherese di adozione, è la mamma di Saverio Russo, 34 anni, morto in una cella del carcere di Bancali il 6 settembre del 2014. La donna è fermamente convinta che suo figlio non si sia suicidato, come invece risulta da una inchiesta sulla morte del detenuto, archiviata il 28 aprile del 2017 dal gip Michele Contini su richiesta della pm Cristina Carunchio. La donna, attraverso il suo avvocato Federico Delitala, ha chiesto alla Procura della Repubblica di riaprire il caso. Lo ha fatto a giugno, ma la notizia è trapelata solo nei giorni scorsi, quando Maria Leonarda Pinna è stata assolta dal tribunale dall’accusa di avere minacciato alcuni agenti della polizia penitenziaria.

Un verdetto che la donna ha interpretato come un segnale di svolta nella storia di una morte che non accetta. «Io non ho minacciato nessuno e qualcuno comincia a credermi – si sfoga al telefono –. Adesso aspetto la verità sulla fine di mio figlio. Io sono certa che Saverio non si sia suicidato e dico che nella inchiesta sulla sua fine ci sono troppe piste inesplorate».

Negli uffici della Procura della Repubblica sono convinti che ci siano pochi dubbi sul fatto che Russo si sia tolto la vita, volontariamente o come conseguenza non voluta. Un gesto per attirare l’attenzione, finito in tragedia.

Per fare chiarezza su quelli che considera i punti oscuri delle indagini sulla morte di suo figlio, Maria Leonarda Pinna ha ingaggiato un team di esperti: la criminologa Roberta Bruzzone, il genetista forense Andrea Maludrottu, il consulente informatico Romolo Moragli esperto in sistemi informatici che gestiscono le videocamere di sorveglianza del corridoio del braccio dove era recluso Russo. Ed è proprio dalla relazione tecnica del consulente che la madre di Saverio Russo vuole far ripartire le indagini sulla morte di suo figlio.

Secondo il consulente della famiglia Russo (oltre la madre, il fratello del trentaquattrenne di Alghero) le immagini contenute nei due Dvd non sarebbero state riprese il 5 e il 6 settembre ma in date diverse, antecedenti. «Il tecnico Moragli – scrive l’avvocato Delitala – dopo avere analizzato i Dvd della Procura e la documentazione consegnata alle persone offese, arriva alla conclusione che non tutto si è svolto come si sarebbe dovuto svolgere. I Dvd masterizzati presentano anomalie che fanno capire che le immagini sono state alterate».

Ma ci sono anche altri punti sui quali la mamma di Russo chiede chiarezza con una nuova inchiesta: tracce di Dna, la presenza di lacci nella cella di un detenuto che aveva compiuto gesti di autolesionismo.

Venti le richieste che la madre ha fatto al procuratore capo Gianni Caria. Tra queste, oltre far prelevare campioni di saliva a detenuti e agenti presenti in carcere il giorno della morte di suo figlio, spicca la istanza di riesumazione della salma «al fine – si legge nel documento – di valutare la compatibilità della circonferenza del cappio con il diametro della testa». Ma anche si chiede «una Tac alla schiena e al torace al fine di evidenziare la presenza di eventuali traumi alla colonna, allo sterno». Ma la riesumazione, secondo la madre di Saverio, serve anche «a ottenere, attraverso l’esame del Dna presente sotto le unghie della salma, eventuali tracce di terze persone con le quali il detenuto potrebbe essere entrato in contatto o in colluttazione negli istanti precedenti la morte».

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