La Nuova Sardegna

Sassari

Imprenditori in rivolta a Platamona: via il Lido Sardegna, in forse la rinascita della spiaggia

Salvatore Santoni
Imprenditori in rivolta a Platamona: via il Lido Sardegna, in forse la rinascita della spiaggia

Il Comune ha inviato l'ordine di smobilitare entro il 31 ottobre. Gli operatori: «Colpa del Pul non approvato, serve una deroga»

24 ottobre 2018
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SASSARI. La rinascita del lido dei sassaresi è stato un sogno conquistato con le unghie e con i denti che ora, dopo tre stagioni in crescendo, rischia di sprofondare nell’abisso dov’era piombato oltre dieci anni fa. Il punto di non ritorno, il 31 ottobre, è nero su bianco sui documenti che il Comune ha notificato alla società che gestisce l’area del Lido Sardegna. Ma è scritta anche sui volti degli imprenditori che hanno investito nella zona e ora dovranno smontare centinaia di metri quadri fatti di legname e impianti, vetrate e verande, cucine e banconi.

Un trasloco obbligato per fare svernare le strutture in attesa di un riposizionamento che potrebbe non arrivare mai più. Così anche la galassia di servizi incastonata a due passi dalla Rotonda che danno forma e sostanza alla Platamona turistica. E che, soprattutto, fino a poche settimane fa hanno dato lavoro a oltre cinquanta persone.

Cafè set beach. Un tassello importante del puzzle del Lido Sardegna è il disco bar di Marco Corda e Andrea Molinas, il Cafè set beach. Una discoteca all’aperto sul golfo dell’Asinara che ha cominciato l’avventura con lo slogan “Dovremmo avere tutti una vita vista mare” e ora rischia di abbandonare per sempre Platamona. «Se dobbiamo smontare le strutture – annuncia Corda – il Cafè set non ci sarà mai più; se dobbiamo buttare via tutto è antieconomico. Meglio andare via, se diamo fastidio non c’è problema. Abbiamo investimenti a Stintino, Alghero e San Teodoro». I gestori del beach bar sono stati i primi a credere nel progetto di rilancio del litorale di Platamona: «Abbiamo fatto i salti mortali, e alla fine è stata una scelta fatta col cuore. Abbiamo rimesso in sesto un rudere bruciato che stava lì da 15 anni e bonificato l’area. Si parla tanto di città turistica ma non c’è organizzazione, non è possibile ritrovarsi con un preventivo di 80mila euro per smontare e rimontare le strutture. Mi dispiace, vorremmo restare ma così non è fattibile».

Speed Date. Giuseppe Fois e Daniele Piseddu sono gli altri inquilini del nuovo Lido Sardegna. Loro a Platamona sono arrivati due anni fa, trainati anche dal quel rilancio galoppante che si respirava in quegli anni affacciati sulla Rotonda. E ora si trovano a fare i conti con un mega trasloco. «Abbiamo un grosso problema con i costi di smantellamento – dice Fois – e con quelli per l’eventuale rimontaggio. Eventuale perché non è detto che lo faremo, ci stiamo ancora pensando». Allo Speed Date il preventivo di spesa è di circa 20mila euro. E come per gli altri colleghi c’è soltanto una cosa che potrebbe evitare di mandarli in rovina. «Serve una deroga fin quando il Comune non approva il Pul – taglia corto Piseddu – perché abbiamo fatto investimenti che in questi due anni non abbiamo nemmeno ammortizzato. Se smontiamo oggi, andiamo via in perdita».

Il caso. L’area del Lido Sardegna, cioè lo storico Lido di Sassari, è in capo alla società Juan Luis Srl, rappresentata dall’imprenditore Luigi Guidi. Nelle scorse settimane il Comune ha notificato alla società un provvedimento di modifica in autotutela dell’autorizzazione edilizia rilasciata nel 2017. «Ci hanno dato un permesso di costruire dove non era specificato per quanto tempo dovevano stare montate le strutture – spiega l’imprenditore Guidi – e lo abbiamo ottenuto in conferenza servizi acquisendo tutti i pareri. Poi lo scorso mese di luglio mi son svegliato una mattina e il titolo non c’era più». Ma come è potuto succedere? Al Lido Sardegna continuano a domandarselo da settimane. Al di là di questioni tecniche e presupposti giuridici, c’è un’ipotesi di come il Comune potrebbe esserci arrivato. «Prima dell’inizio della stagione – riprende Guidi – abbiamo chiesto un ampliamento di un metro per una cucina e l’autorizzazione per una staccionata. Il Comune ci ha negato l’autorizzazione chiedendo un nuovo progetto e poi ci è arrivata la modifica in autotutela».



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