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Sassari, la centrale dello spaccio era in via Ortobene

di Luca Fiori
Sassari, la centrale dello spaccio era in via Ortobene

L’organizzazione che importava cocaina da Napoli aveva il quartier generale a Sant’Orsola nord in una casa presa in affitto

24 ottobre 2018
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SASSARI. Era un anonimo appartamento di via Ortobene la centrale operativa dello spaccio, in cui l’organizzazione sardo-campana – sgominata la settimana scorsa dai carabinieri – custodiva la cocaina che veniva inviata per posta da Napoli a casa di Vincenza Filippa Deligios, l’insospettabile casalinga sassarese, residente a due passi dal comando provinciale dell’Arma in via Rockefeller.

Da Monte Lepre lo stupefacente veniva trasferito in macchina o in scooter nel quartiere residenziale di Sant’Orsola nord all’interno dell’abitazione presa in locazione da Luigi Ronghi, noto Gino, e Maria Grazia Giordo, nota Graziella, da un cittadino tunisino risultato estraneo alle indagini.

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Era lì che e i pacchi – recapitati con cadenza settimanale da ignari portalettere di Poste Italiane in via Rockefeller – venivano aperti, prima che il prezioso contenuto (nascosto dentro libroni a cui venivano tagliate le pagine) venisse consegnato alla rete di spacciatori che operava tra Sassari e Porto Torres.

Lo hanno scoperto nel corso delle indagini, coordinate dalla direzione distrettuale antimafia di Cagliari, i carabinieri del nucleo investigativo provinciale, che sin dalla fine del 2014 avevano iniziato a tenere d’occhio Ronghi e il suo amico Stefano Dell’Orfano, residente come lui a Porto Torres. All’interno dell’appartamento di via Ortobene i carabinieri erano riusciti a installare una microspia e a scoprire – durante un sopralluogo notturno – che la banda aveva a disposizione anche una piccola cassaforte in cui custodiva la cocaina.

Ieri mattina tutti gli arrestati, a cui viene contestata la pesante accusa di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di stupefacenti, sono comparsi nel carcere di Bancali davanti al giudice delle indagini preliminari Carmela Rita Serra per l’interrogatorio di garanzia. Difesi dagli avvocati Paolo Spano e Marco Palmieri, tutti e quattro hanno scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere. Nel corso delle indagini tutte le loro conversazioni venivano registrate dalle decine di microspie e telecamere che i carabinieri avevano installato all’interno delle loro auto e nelle loro abitazioni. I componenti dell’organizzazione - che secondo le accuse avrebbe fatto arrivare tra il giugno del 2015 e il settembre dello stesso anno almeno otto pacchi contenenti cocaina da Napoli a Sassari - erano molto prudenti perché temevano di essere intercettati. Una svolta alle indagini era arrivata il 28 agosto del 2015 quando venne organizzato un servizio di osservazione degli investigatori in via Rockefeller, proprio davanti alla caserma, per tenere d’occhio l’abitazione di Vincenza Filippa Deligios. Nel primo pomeriggio Gino Ronghi a bordo di uno scooter e Graziella Giordo a bordo di un’auto ritirarono un pacco dalle mani della Deligios per poi dirigersi nell’appartamento di via Ortobene. Quello stesso giorno dopo aver prelevato il contenuto la Giordo gettò incautamente in una discarica a cielo aperto un pacco postale - poi recuperato dai carabinieri - contente un libro le cui pagine erano state ritagliate.

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