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Sassari

Giallo a Sorso: «Quella ex caserma è del Comune da più di 150 anni»

di Salvatore Santoni
Giallo a Sorso: «Quella ex caserma è del Comune da più di 150 anni»

Lo sostiene una studiosa esperta di storia della Romangia. La Regione ha stanziato 500mila euro per il suo acquisto  

05 novembre 2018
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SORSO. Mezzo milione di euro dei sardi rischia di essere speso per un edificio fantasma. Sono quelli che la Regione ha stanziato al Comune di Sorso per acquistare l’ex caserma diroccata di piazza Marginesu dalla Provincia di Sassari. Un immobile di cui però Sorso sarebbe proprietario già da secoli. A lanciare all’allarme è Vanna Pina Delogu, una studiosa da anni dedita a ricerche storiche sulla Romangia e la Sardegna, autrice di libri sulla storia, sull’arte e le tradizioni culturali locali. Fino a pochi giorni fa il caso è rimasto confinato nel polveroso archivio comunale. Ma ora, all’indomani dell’ingente stanziamento ad hoc ottenuto dal vicepresidente del consiglio regionale, Antonello Peru, sono riemersi antichi documenti che tingono di giallo la storia del caseggiato di piazza Marginesu.

La ricerca. La serie di documenti che dimostrerebbero la titolarità del Comune sull’immobile sono spuntati fuori per la prima volta sei anni fa mentre la studiosa raccoglieva le carte per scrivere un libro sulle influenze francescane in Romangia. «Data l’importanza, anche storica, dell’argomento – spiega Vanna Pina Delogu – ho consegnato al sindaco e allo stesso segretario, copia della documentazione d’archivio, utile forse a dimostrare la titolarità del Comune sul bene in alienazione da parte della Provincia, e ad avviare il relativo procedimento di riconoscimento e di acquisizione dello stabile all’interno del patrimonio comunale». Costruito nel ‘600. Secondo le carte raccolte dalla studiosa l’ex caserma sorge nell’ala nord-occidentale di un caseggiato costruito nei primi decenni del Seicento per volontà e grazie alle fatiche dei sorsensi per dare una casa ai frati francescani “Minori Osservanti”. Si tratta del convento di Nostra Signora d’Itria, che ebbe nei secoli un’importante funzione economica e sociale oltreché spirituale.

Il primo acquisto. Dalla metà dell’Ottocento, con l’avvento delle leggi repressive del 1855-1866 che posero fine agli ordini religioni, il convento venne chiuso e i beni incamerati dallo Stato. Per questo motivo l’amministrazione comunale di Sorso, all’epoca priva di una sede adeguata, decise ritornare in possesso del caseggiato dalla Cassa Ecclesiastica. Come? Acquistandolo, se pur a prezzo contenuto. L’autorizzazione arrivò nel 1861 dal regio governatore della Provincia di Sassari.

Arrivano i carabinieri. Qualche anno più tardi, nel 1867, l’amministrazione guidata dall’allora sindaco Giuseppe Marogna Solaro decise di concedere in uso gratuito un’ala del caseggiato per far arrivare a Sorso i Reali Carabinieri. La concessione dell’immobile comunale venne effettuata con la delibera di consiglio comunale numero 98 datata 13 novembre 1867. Con quel documento si stabilì di chiamare a Sorso (dietro l’invito della stessa Provincia) i Reali Carabinieri ma con la postilla che il Comune avrebbe potuto riprendersi l’immobile qualora i carabinieri avessero traslocato.

Braccio di ferro. Avanti veloce fino al secolo scorso: alla fine degli anni ’90 i carabinieri traslocarono nella nuova caserma in via Gramsci. Da quel momento sull’ex sede di piazza Marginesu cala il silenzio. La querelle sulla titolarità riprende vigore nel 2012, quando dalla sala Sciuti inizia a trapelare l’intenzione di vendere l’immobile. Una scelta messa nero su bianco nel piano delle alienazioni deliberato nel 2014. Nel dimenticatoio. In Romangia dell’ex caserma se ne parla da anni, durante i quali l’immobile è rimasto in totale stato di abbandono. A un certo punto è stato anche occupato da una famiglia. Lo stato di degrado era ed è sotto gli occhi di tutti. Tant’è che nel 2016 la commissione Cultura ha deciso di incaricare un legale per chiarire la vicenda sulla titolarità. Ma nessuno ha mosso un dito e sul caso è calato un silenzio tombale.

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