La Nuova Sardegna

Sassari

Offeddu racconta a Osilo i suoi caduti

Commozione alla presentazione del volume sui 121 morti nella Grande Guerra

06 novembre 2018
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OSILO. La passione di una vita, quella sui fatti della prima guerra mondiale, nata dapprima con le letture voraci, e poi alimentata con un “pellegrinaggio” nei luoghi del conflitto: le trincee, gli avamposti, le creste e le valli del Trentino, del Veneto, del Friuli Venezia Giulia. Così oggi non è improprio definire Giovanni Offeddu – nipote del grande igienista osilese Luigi Piras, “osilese di ritorno” – uno dei grandi esperti della prima guerra mondiale. E quella competenza ha riversato nel volume “Un paese sardo alla Grande Guerra. I caduti di Osilo”.

«Una occasione importante – ha detto il sindaco Giovanni Ligios alla presentazione – che ci consente di riappropriarci di un altro pezzo della nostra storia, per guardare in maniera più consapevole al presente e al futuro». Mentre l’editore Carlo Delfino, ha ricordato la generosità e la passione di Offeddu nel portare avanti la ricerca. Giovanni Offeddu – che qualche anno fa aveva donato alla biblioteca comunale di Osilo intestata al nonno, circa duecento volumi e documenti sulla Grande Guerra – ha raccontato della lunga gestazione del suo lavoro, di quel «figlio allevato e accudito amorevolmente, che ora ha imparato a camminare da solo, e che perciò si separa da chi lo ha messo al mondo». Ed ha ricordato l’origine del suo interesse per i morti osilesi. «Con lo sfondo della mia curiosità patologica per i fatti della prima guerra mondiale – ha detto - ebbi una illuminazione nel vedere la lapide con i nomi dei caduti sulla facciata del municipio. Centoventuno nomi di cui non si conosceva né l’età, né il luogo, né la data della morte». E là inizia la ricerca, sulle tracce di quei 121 figli di Osilo caduti nei più diversi fronti di guerra. Dal primo, ed anche più giovane caduto del 1915, Giuseppe Sanna, che muore quando non ha ancora compiuto vent’anni, pochi giorni dopo il suo arrivo al fronte, il 7 luglio del 1915, per lo scoppio di una mina nemica; all’ultimo, Antonio Chessa, morto il 12 dicembre 2018, poco più di une mese dopo dalla fine del conflitto, a causa delle conseguenze dei gas nemici. «Furono eroici i sardi alla prima guerra mondiale – ha ricordato il maggiore Antonino Interdonato, che rappresentava la Brigata Sassari – a prezzo di enormi sofferenze». «Quelle sofferenze che – ha sottolineato monsignor Antonio Loriga – bisogna cancellare dal destino dell’uomo, affermando come bene irrinunciabile quello della pace».

Mario Bonu

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