La Nuova Sardegna

Sassari

«La mia vita nella casa che crolla»

di Luca Fiori
«La mia vita nella casa che crolla»

Gian Pietro Dore, 56 anni, ha ricevuto il provvedimento di sgombero: «Il Comune mi dia una mano»

14 novembre 2018
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SASSARI. Due mesi fa, nel cuore della notte, Gian Pietro e sua moglie hanno sentito una specie di esplosione in soggiorno che li ha fatti saltare giù dal letto con le mani in testa.

Il controsoffitto “incannucciato” del vecchio appartamento al terzo piano della palazzina di via Rosello 2 – all’angolo con il corso Vittorio Emanuele – è venuto giù quasi tutto insieme a causa di una infiltrazione, portandosi appresso pezzi di intonaco grandi come vassoi.

«Se fossimo stati là sotto, probabilmente ora non sarei qui a raccontarlo» spiega Gian Pietro Dore, 56 anni, ora disoccupato e con qualche problema di salute, dopo un passato prima da carpentiere e poi da addetto in un forno del pane. Dopo la disavventura di metà settembre nell’appartamento di via Rosello sono arrivati i vigili del fuoco e per la famiglia Dore – dopo la relazione tecnica – è arrivato, inevitabile, lo sgombero immediato. Per qualche giorno il Comune ha ospitato l’ex carpentiere e sua moglie in un b&b, poi – in assenza di una soluzione alternativa – i due sono rientrati di nascosto nella palazzina di via Rosello in cui vivono in affitto dal 1990.

La proprietaria dall’appartamento li vuole fuori immediatamente per poter ottemperare a quanto gli agenti della polizia locale e i vigili del fuoco le hanno intimato dopo la mancata tragedia: ripristinare con urgenza le condizioni di sicurezza. Ma il disoccupato non ha nessuna intenzione di andare via nonostante il pericolo di crollo.

«Temo che vengano per allontanarci da un momento all’altro» racconta Gian Pietro Dore mentre mostra - sotto un lampadario che sembra sfidare le legge di gravità - le condizioni in cui lui e sua moglie sono costretti a vivere. «Paura di altri crolli? Ogni tanto ci penso - aggiunge il disoccupato - ma non avendo un altro posto in cui andare posso solo sperare che non si ripeta quello che è successo due mesi fa». I giorni scorsi l’uomo – che a causa di una patologia è costretto a utilizzare un macchinario che lo aiuta a respirare – si è rivolto al Comune per chiedere aiuto, ma a Palazzo Ducale gli è stato spiegato che deve seguire la procedura come tutti gli altri cittadini. «Non possiamo andare a vivere in strada - spiega Dore - chiediamo una casa, anche piccola, in cui sistemarci. Fino a quel momento - assicura il disoccupato - non ci muoviamo di qui». Ma da Palazzo Ducale chiedono a lui e alla proprietaria dell’abitazione di rispettare le regole. «L’unica cosa che può fare il Comune - spiega l’assessore alle politiche abitative Ottavio Sanna - è seguire la legge. In città ci sono mille famiglie che attendono di avere una casa - spiega l’assessore - ma per ottenerla ci sono criteri che vanno rispettati. Ogni anno spendiamo 2 milioni di euro per il contributo affitti e sosteniamo 700 famiglie. Al signor Dore - aggiunge Sanna - possiamo consigliare di cercare un altra casa e di partecipare al bando per avere il contributo di 258 euro al mese e in questa condizione potrebbe essere tra i beneficiari. Mentre la proprietaria - conclude l’assessore - dovrà necessariamente ripristinare le condizioni di sicurezza».

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