La Nuova Sardegna

Sassari

SICUREZZA 

La comunità nigeriana: «Isoliamo noi i delinquenti»

SASSARI. «Noi siamo qui in Italia, a Sassari, per crearci un futuro, trovare un lavoro, crescere la nostra famiglia. Noi non siamo il problema, ma parte della soluzione». C’è un religioso silenzio...

19 novembre 2018
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SASSARI. «Noi siamo qui in Italia, a Sassari, per crearci un futuro, trovare un lavoro, crescere la nostra famiglia. Noi non siamo il problema, ma parte della soluzione».

C’è un religioso silenzio mentre Joseph Azuka parla nell’enorme spazio vuoto dell’ex mercato civico. Ad ascoltarlo una cinquantina di membri della “sua” comunità, quella nigeriana, finita nell’occhio del ciclone per il degenerare della situazione di sicurezza nel centro storico cittadino. Un allarme che ha messo in primo piano la numerosa comunità nigeriana presente nel cuore murato della città, con il rappresentante della comunità nigeriana che è stato lui stesso vittima di minacce, con due sassaresi che qualche settimana hanno minacciato di bruciargli l’attività che gestisce al Corso. «Mi hanno chiesto scusa– racconta – e la cosa è finita lì. Però spiega bene il clima che si respira. Per la gente, la stessa gente con cui abbiamo convissuto per oltre un decennio, siamo diventati tutti delinquenti e ladri, spacciatori e prostitute. Questo è assurdo, sbagliato, inaccettabile. E delegittimare una intera comunità è oltretutto il modo migliore per indebolirla, impedirgli di svolgere il suo ruolo di indirizzo e di controllo». Perché Jospeh è il primo ad ammettere che la “sua” gente è spesso coinvolta in attività illegali. «Dobbiamo avere la forza – ha spiegato ieri ai suoi connazionali – di isolare gli spacciatori, i ladri, i delinquenti. Fargli capire che questa non è la loro casa, che danneggiano tutti noi. Non è semplice, anche perché i ragazzi nei centri di accoglienza sono difficili da agganciare, da controllare. E per questo ci serve la massima legittimazione da parte delle istituzioni. Ma uniti possiamo farcela. Sassari è la nostra città, molti di noi lavorano qui da anni, hanno moglie e figli. Sono i primi a voler tornare in un clima di pace, in una città pulita e vivibile. Siamo pronti a fare la nostra parte. Dateci la possibilità».

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