La Nuova Sardegna

Sassari

Ospedale civile di Sassari, rifiuti e vivande nello stesso ascensore

di Luigi Soriga
Ospedale civile di Sassari, rifiuti e vivande nello stesso ascensore

I malati spesso attendono anche 20 minuti prima di riuscire a salire nel reparto. Ascensori in condizioni pietose: mancano i tasti interni e quelli di chiamata

13 dicembre 2018
3 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Un montalettighe versatile e multiuso. Ottimo per trasportare i pazienti, ma altrettanto utile per movimentare la biancheria sporca, i rifiuti, anche quelli speciali e radioattivi, o per fare su e giù con i calcinacci. Insomma, il Santissima Annunziata è un buon banco di prova per testare la funzionalità di anticorpi e sistema immunitario. E visto che le statistiche dicono che, chi è costretto a ricoveri prolungati, con tutta probabilità tornerà a casa con un pacchetto batteri in allegato con la cartella dimissioni, significa che c’è molto da lavorare in tema di sanificazione ed ambienti sterili.

Le condizioni degli ascensori e soprattutto la totale deregulation del loro utilizzo, la dicono lunga sul livello di attezione all’igiene in ambito sanitario. Eppure la situazione è strasegnalata dai pazienti e da chi li trasporta da un reparto all’altro. Ed è anche straconosciuta dai vertici dell’Aou, perché le lamentele sono arrivate a più riprese ai piani alti. Eppure da anni il bioritmo del montalettighe rimane immutato.

È l’ascensore che si trova nel vecchio androne, quello prospicente al Pronto Soccorso. Sopra il quale campeggia la scritta “Riservato al personale”, posto a fianco dell’ascensore dedicato al pubblico, di fronte all’ascensore utilizzato dal Pronto Soccorso.

L’esclusiva è per i soli possessori di tessera, ma a quanto pare si tratta di un gadget molto diffuso nei corridoi. Così un ascensore per “pochi privilegiati” si trasforma in mezzo fin troppo abusato. A farne le spese è chi invece avrebbe urgenza di spostarsi da un piano all’altro, magari per un ricovero o per sottoporsi ad accertamenti diagnostici. Basta piazzarsi un’oretta davanti al montalettighe, per assistere alle attese dei pazienti e ai volontari del 118 davanti al pulsante perennemente rosso e alle porte chiuse.

«Quando abbiamo un’emergenza – raccontano gli operatori delle associazioni – e un malato non può rischiare di aspettare 10, o 20, o addirittura 30 minuti, allora ci rivolgiamo al pronto soccorso e chiediamo di utilizzare il loro montacarichi. In genere un oss ci scorta sino al reparto». Ma non dovrebbe affatto funzionare in questo modo. In quel montalettighe non dovrebbero viaggiare una volta i ferri da sterilizzare, poi un malato, quindi cibi e bevande, poi le buste con i rifiuti, e ancora altri pazienti, e infine i panni sporchi. E non dovrebbe neanche abusarne il personale che dai sottopiani delle camere mortuarie vuole raggiungere velocemente gli altri reparti.

Forse, se non c’è tutta questa urgenza negli spostamenti, visto che la disponibilità dei montalettighe non è così ampia, i dipendenti potrebbero ricorrere più spesso anche agli ascensori del pubblico. I quali, c’è da dire, non se la passano per niente bene. Nella pulsantiera da mesi mancano dei tasti e gli utenti devono pigiare premendo il dito direttamente sul microcircuito. È normale? Non ci sono rischi di beccarsi un elettroshock gratuito?

In un piano addirittura, mancano i pulsanti esterni di prenotazione dell’ascensore. Carenze sul versante della sicurezza e dell’igiene che saltano immediatamente agli occhi, ma che tuttavia vengono ignorate da anni.

In Primo Piano
L’intervista

Giuseppe Mascia: «Cultura e dialogo con la città, riscriviamo il ruolo di Sassari»

di Giovanni Bua
Le nostre iniziative