La Nuova Sardegna

Sassari

Un boom di occupati: la Sardegna riprende fiducia

di Umberto Aime
Un boom di occupati: la Sardegna riprende fiducia

I dati Istat: la disoccupazione è calata di tre punti nell'ultimo anno e si avvicina alla media nazionale 

15 dicembre 2018
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CAGLIARI. Il presidente l’ha detto di getto: «Questa non è propaganda. Sono numeri certi, netti, oggettivi. Sono tabelle Istat». Bene, senza mai scivolare nei trionfalismi, Francesco Pigliaru ha annunciato, con la limpida soddisfazione di chi non si ricandiderà, che è stato proprio «l’insindacabile Istituto superiore di statistica» ad aver scritto: «Nel confronto fra il terzo trimestre di quest’anno, che va da luglio a settembre, e lo stesso periodo del 2017, in Sardegna l’occupazione è aumentata del 2,4 per cento, mentre la disoccupazione è diminuita di quasi 3 punti e mezzo».

Per poi certificare anche un altro record: in piena estate «la Sardegna è andata molto meglio nella crescita delle altre regioni del Mezzogiorno e addirittura oltre la media nazionale». Attenzione, però, ha aggiunto il governatore: «Con questo, non vogliamo certo dire che tutto va alla grande. Ma è innegabile che, oltre la freddezza dei numeri, nella realtà quotidiana, c’è davvero una Sardegna che ha ripreso a marciare nel lavoro. Dunque, nonostante la crisi continui, finalmente c’è un ritrovato clima di fiducia ed è un segnale importante».
 

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Il confronto. Dallo stesso dossier, Pigliaru ha tirato fuori un altro bel po’ di tabelle. Dal 2014, anno d’inizio del suo governo, l’occupazione è cresciuta del 7,8 per cento: sono oltre 76mila posti di lavoro in più. «Era al 48,7 per cento, ora viaggia al 56,5. In numeri assoluti, da 549.500 occupati siamo passati a 625.900», ha aggiunto. Sempre dal 2014 a oggi, la disoccupazione è diminuita invece del 7,9 per cento: sono quasi 51mila disoccupati in meno sulla piazza. E la Sardegna con il suo 11,2 per cento assoluto di senza lavoro, nel 2018, non è più così lontana dalla media nazionale, attestata al 9,7, mentre ha scavato un fossato rispetto al Sud, inchiodato al 16,5. C’è dell’altro, ha proseguito Pigliaru: «Quest’anno siamo ritornati alle buone percentuali prima della grande crisi, quella del 2007-2008, con anche un discreto aumento degli occupati, da 610mila a 626mila, mentre la disoccupazione, nello stesso confronto, è aumentata solo dello 0,9». I disoccupati erano 74.600, ora sono 78.900. «Certo, la crisi c’è ancora e si sente ma non è più devastante come in passato. La salita è ancora lunga, ma oggi abbiamo fiato e gambe per arrampicarci fino al prossimo e sicuro campo base. È quello di una ripresa il più possibile diffusa dalle città ai piccoli Comuni e, a quel punto, vedrete sarà toccata con mano da ciascun sardo», ha detto Pigliaru.

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La percezione. Ci sarebbe da festeggiare, anche al netto di alcune variabili. A cominciare da questa: il trimestre censito è quello estivo e dunque è stato trainato di sicuro dall’ultimo boom del turismo. Lasciando intendere che da settembre in poi l’exploit occupazione dovrebbe essere meno evidente. Anche se la stagione delle vacanze non è più compressa come in passato, e infatti l’aumento dell’occupazione in hotel e ristoranti è stato del 4,4 per cento, mentre tutti gli altri settori hanno sopravvissuto. Poi c’è da mettere sul piatto un’altra variabile: la qualità del lavoro. I nuovi contratti a tempo determinato, gli stagionali, sono ancora una marea, mentre quelli indeterminati crescono solo a singhiozzo. La sintesi di queste due possibili ombre potrebbe essere questa: il disagio della crisi è percepito ancora dalla gente e riempie le strade. «Siamo consapevoli che c'è ancora molto da fare – ha detto l’assessore Raffaele Paci – ma siamo di fronte a dati solidi dopo quelli sull’aumento del Prodotto interno lordo, che è cresciuto dell’1,2 per cento. Ora bisogna continuare a lavorare con grande impegno e proseguire negli investimenti, per ridurre le sacche di povertà e rendere robusta l’occupazione».

Impegno continuo. Dopo aver sottolineato che, in Sardegna, anche la disoccupazione femminile è più bassa di quella nazionale, 9,7 per cento contro 10,4 per cento, e dieci punti in meno rispetto al 19,3 delle regioni del Mezzogiorno, l’assessora al Lavoro Virginia Mura ha detto: «Oggi raccogliamo i risultati di un duro impegno cominciato nel 2014. Siamo andati sin dall’inizio nella direzione giusta, restituendo fiducia ed efficienza al non sempre facile mercato del lavoro. Abbiamo puntato a far incontrare il più possibile domanda ed offerta – ha aggiunto – proponendo alle imprese personale qualificato e sostenendo le stesse imprese nello sviluppo». Di una nuova catena virtuosa ha parlato anche Massimo Temussi, direttore generale dell’Agenzia del lavoro: «Essere la prima regione ad aver riorganizzato i Centri per l’impiego, gli ex uffici di collocamento, è stato fondamentale. Nella presa in carico dei lavoratori siamo cresciuti del 460 per cento e oggi il collegamento col tessuto delle imprese, spesso piccole o piccolissime, è diventato continuo e quotidiano. È stato questo il nostro vero trampolino di lancio».
 

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