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Michele Fini conquista gli studenti del Liceo
Il fantasista sorsese ha raccontato la sua carriera da calciatore: tantissime gioie e qualche rimpianto
19 dicembre 2018
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PORTO TORRES. Le maglie della Torres e del Cagliari come seconda pelle quando entrava negli stadi a difendere con i colori rossoblù la Sardegna calcistica. E dentro il corpo l’umiltà che lo ha accompagnato lungo tutto il percorso della sua carriera di calciatore e uomo. Michele Fini, classe 1974, ha ribadito questi concetti nell’aula magna del Liceo davanti agli studenti. Un confronto diretto con i giovani che praticano lo sport quello del fantasista sorsese, che lo hanno ricambiato con un video realizzato da loro stessi con il supporto dei docenti. Fini – diplomato all’istituto Nautico “Paglietti” - ha raccontato gli anni della sua carriera: dagli esordi con la maglia del Sorso al primo passaggio tra i professionisti con i colori torresini. Poi il gradito passaggio all’Ascoli nella massima serie calcistica nazionale, dove ha giocato le stagioni dal 2004 al 2007, e quindi l’arrivo a Cagliari dove ha confermato le sue qualità tecniche davanti ai mostri sacri della A.
«Ho imparato che nello sport è importante che ogni stagione che finisce va resettata – ha detto -, per ricominciare daccapo e ripartire da zero, perché ogni anno si migliora e si imparano cose nuove senza pensare mai che si è già arrivati al traguardo massimo». Un monito rivolto ai ragazzi quello di Fini, che spesso compiono l’errore di guardarsi indietro e vedono una stagione esaltante e ripartono senza l’umiltà di doversi migliorare. L’esempio nel suo esordio in A all’età di 22 anni nella partita tra Udinese e Salernitana, con la maglia della società campana. «Avevo giocato 20 minuti e pensavo di aver raggiunto il massimo: invece da lì ho subito infortuni anche gravi e ho ripreso a giocare nella massima serie dopo 4 anni. Ero sparito dal palcoscenico calcistico che conta per qualche anno, ma seguendo il mio obiettivo sono ritornato in campo riprendendo dalla serie C e a 33 anni sono arrivato in A». E c’è rimasto fino a 37 anni. Poi qualche infortunio di troppo e la fine carriera con il Portotorres in serie D. «Il mio sogno era quello di arrivare in Nazionale – ha concluso il fantasista - e ci avevo creduto quando avevo raggiunto il record di assist nel campionato italiano, rimarrà l’unico mio rammarico di una vita sportiva dove mi ritengo fortunato». (g.m.)
«Ho imparato che nello sport è importante che ogni stagione che finisce va resettata – ha detto -, per ricominciare daccapo e ripartire da zero, perché ogni anno si migliora e si imparano cose nuove senza pensare mai che si è già arrivati al traguardo massimo». Un monito rivolto ai ragazzi quello di Fini, che spesso compiono l’errore di guardarsi indietro e vedono una stagione esaltante e ripartono senza l’umiltà di doversi migliorare. L’esempio nel suo esordio in A all’età di 22 anni nella partita tra Udinese e Salernitana, con la maglia della società campana. «Avevo giocato 20 minuti e pensavo di aver raggiunto il massimo: invece da lì ho subito infortuni anche gravi e ho ripreso a giocare nella massima serie dopo 4 anni. Ero sparito dal palcoscenico calcistico che conta per qualche anno, ma seguendo il mio obiettivo sono ritornato in campo riprendendo dalla serie C e a 33 anni sono arrivato in A». E c’è rimasto fino a 37 anni. Poi qualche infortunio di troppo e la fine carriera con il Portotorres in serie D. «Il mio sogno era quello di arrivare in Nazionale – ha concluso il fantasista - e ci avevo creduto quando avevo raggiunto il record di assist nel campionato italiano, rimarrà l’unico mio rammarico di una vita sportiva dove mi ritengo fortunato». (g.m.)