La Nuova Sardegna

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Sassari, il miracolo del presepe smarrito

Giovanni Bua
Sassari, il miracolo del presepe smarrito

Le statuine attese per posta non sono arrivate. Il parroco: il disagio è diventato momento di riflessione

30 dicembre 2018
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SASSARI. Un miracolo al contrario. O, forse, nel verso giusto. È quello del presepe di Cappuccini, ordinato, atteso, smarrito. E della grotta vuota che dalla vigilia di Natale lo attende. È il miracolo della delusione del parroco, padre Isidoro, e dei tanti fedeli arrivati per la messa di mezzanotte. Che, come nelle migliori storie di resilienza, si trasforma in energia positiva, momento di riflessione, dialogo, condivisione. E le tende e la paglia che attendono le statue diventa il più bel presepe che Cappuccini abbia mai avuto.

Ma procediamo con ordine. La chiesa dei francescani sul colle di Cappuccini è nota per i suoi bellissimi quanto semplici presepi, ogni anno diversi, ogni natale fatti con cura e amore. Per quest’anno padre Isidoro decide di “cambiare prospettiva”. Una grande grotta accoglierà 12 statue quasi a grandezza naturale, ordinare da un produttore specializzato in Continente. Il corriere è Bartolini, la consegna prevista per la seconda decina di dicembre. Il 24 però le statuine ancora non sono arrivate. Iniziano le telefonate ai produttori, che assicurano che la spedizione è stata fatta, al corriere, che dice che sono in consegna. Padre Isidoro si arma di ironia e creatività, posta una lettera per Gesù Bambino su facebook in cui chiede di “mettere una buona parola” perché le statuine siano consegnate in tempo. Prova anche a chiamare i carabinieri di Porto Torres, chiedendo una miracolosa mano.

Niente da fare. Magi, pastori, bue e asinello, sacra famiglia e bambinello rimangono dentro le casse, finite chissà dove. E i tanti fedeli che arrivano in chiesa per la messa di mezzanotte trovano ad accoglierli, nel solito posto nella navata sinistra della Chiesa, solamente una grande grotta vuota.

E padre Isidoro: «Mentre aspettavo la consegna – racconta – ho pensato: non potrà essere una statua in più o in meno a rovinare la magia del natale, la sua sacralità, la sua importanza. E allora ho messo da parte la delusione e ho accolto i fedeli di fronte al presepe, chiedendo ad ognuno cosa ispirasse in loro quella grotta vuota. Mi hanno detto tristezza, vuoto, ma anche speranza. Un fedele, in confessione, mi ha detto di aver capito, guardando quel presepe, che era il nostro cuore che doveva accogliere Gesù, che noi eravamo il presepe. Nell’omelia tutti abbiamo riflettuto su questi pensieri, su cosa i simboli del presepe rappresentassero, su come quell’assenza diventasse presenza. È stato un momento intimo e ricchissimo, e il presepe “sparito” è diventato il miglior presepe che sia mai stato fatto nella nostra chiesa. E di cui tutti conserveremo il miglior ricordo».

Un miracolo al contrario, o forse nel verso giusto. Che si concluderà quando finalmente le povere statuine, in consegna dal 24 ma incredibilmente ancora non consegnate, arriveranno a Cappuccini e si accomoderanno finalmente nella loro accogliente e ormai famosa grotta.

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