La Nuova Sardegna

Sassari

Piantagione con videosorveglianza

di Luca Fiori

Bonorva, arrestato un 20enne di Bono incastrato dal suo sistema di telecamere

10 ottobre 2019
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SASSARI. Quando i carabinieri hanno analizzato le immagini riprese dal sistema artigianale di videosorveglianza installato per presidiare un terreno in cui era stata messa a dimora una piantagione di canapa indiana alla periferia di Bonorva, hanno trovato quello che stavano cercando: il volto misterioso del coltivatore della marijuana.

Il sistema di “fototrappole” installato per avere la situazione della piantagione illegale sotto controllo anche da casa e non rischiare le manette questa volta si è rivelato un boomerang.

Il 20ennne di Bono che aveva trasformato il terreno nelle campagne di Bonorva in una piantagione di marijuana, con 250 piante messe a dimora in lontano da occhi indiscreti, aveva tenuto conto quasi di tutto. Ma non del fatto che le immagini del suo sistema di videosorveglianza potessero finire nelle mani degli inquirenti. Quando i carabinieri hanno avuto le prove necessarie per far scattare l’arresto per il giovane – un lavoratore stagionale di 20 anni residente a Bono – sono scattate le manette.

E paradossalmente la prova più importante – il suo volto – è stata fornita ai militari dallo stesso ventenne. Sono stati i carabinieri del nucleo operativo della compagnia di Bonorva ad eseguire l’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, firmata dal giudice delle indagini preliminari del tribunale di Sassari Antonello Spanu. L’indagine che ha portato al suo arresto, coordinata dal sostituto procuratore Angelo Beccu, è durata circa un mese. Erano stati i militari dello squadrone eliportato “Cacciatori di Sardegna” nel corso di una perlustrazione in campagna insieme ai carabinieri della compagnia di Bonorva a notare la rigogliosa piantagione semi nascosta in un terreno incolto.

Le piante – avevano scoperto i carabinieri – erano curate con un impianto a goccia e sorvegliate da alcuni sistemi di ripresa che si attivavano al passaggio. I militari hanno saputo aspettare con pazienza che gli arbusti crescessero e che il giovane coltivatore commettesse un errore. Chi coltiva cannabis non rimane infatti tutto il tempo nei pressi della piantagione, ma crea l’impianto a goccia e passa saltuariamente a controllare, a medicare le piante e poi a raccogliere la sostanza stupefacente. E qualche volta si dota addirittura di un impianto di videosorveglianza. Un accorgimento che questa volta però si è rivelato controproducente.



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