La Nuova Sardegna

Sassari

Anglo arabo, una risorsa per l’economia dell’isola

di Mario Bonu
Anglo arabo, una risorsa per l’economia dell’isola

Ma ci sono troppe pastoie burocratiche che frenano il rilancio del comparto Dipartimento di Agraria, esperti a convegno sull’allevamento dei purosangue  

13 ottobre 2019
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SASSARI. Un comparto, quello del cavallo in Sardegna, che manifesta evidenti e profondi segnali di sofferenza, ma che possiede in sé potenzialità e risorse per tornare a essere un segmento importante dell’economia dell’isola. Ne sono convinti tutti, allevatori, associazioni, veterinari, mondo accademico, a patto che cambino la filosofia, il quadro normativo, gli assetti organizzativi.

Sono state le tematiche al centro del convegno organizzato dall’Ipacaa (Associazione italiana allevatori cavallo anglo-arabo) in un’aula magna stracolma del Dipartimento di Agraria dell’università di Sassari. «Il cavallo anglo arabo e purosangue arabo sportivo: allevamento, corse in piano, endurance, palii e turismo equestre. Quale presente e quale futuro», era il titolo. E i temi di fondo sono emersi tutti, così come è stata pressoché unanime la convinzione che sia tempo di passare dalle parole ai fatti.

Le linee del confronto le ha dettate Raffaele Cherchi, commissario dell’Agris, membro della Confederazione internazionale anglo-arabo. «Ci sono i punti di forza nell’allevamento del cavallo – ha detto Cherchi –, ma anche quelli di debolezza. Fra i primi, la passione, la forza della tradizione, la diffusione dell’allevamento, la percezione esterna dell’immagine Sardegna/cavallo. Bilanciati, però – ha aggiunto Cherchi –, dalla disorganizzazione e dall’individualismo, dalla debolezza del mercato interno, dalla perdita di professionalità tecniche».

Così i dati esposti riflettono soprattutto le debolezze: fra il 2005 e il 2019, una diminuzione del 65% delle fattrici in produzione e dei puledri di tutte le razze, un tracollo dell’85% degli anglo-arabi della linea sportiva (salto ostacoli, completo, dressage).

Il calo è stato meno marcato, ma pur sempre significativo, il 35%, per gli anglo-arabi della linea corsa e dei puro sangue inglese. Gli unici settori in crescita sono quelli del puro sangue arabo (più 40%) e del sella italiano (più 80%). Colpa della drastica riduzione dei finanziamenti statali e regionali, hanno detto in molti, ma anche di politiche miopi, che non hanno saputo programmare con il respiro necessario gli interventi nel settore. Eppure il cavallo continua a essere una risorsa economica, ne è convinto Mauro Ardu, veterinario ippiatra, che ha portato diversi dati a sostegno della sua tesi.

Così come ne sono convinti pressoché tutti gli altri intervenuti: Gian Mario Carboni, moderatore del dibattito, presidente dell’Aipacaa, Piero Maieli, presidente della commissione Agricoltura del consiglio regionale, Eraldo Sanna Passino, direttore del Dipartimento di Medicina veterinaria, Paolo Puddu, membro della Confederazione internazionale anglo-arabo, Riccardo Giachino, dell’Horse country Arborea, Gaetano Ledda, allevatore, Pietro Moro, consigliere regionale e già allevatore di cavalli, Peppino Pala, presidente dell’ippodromo Pinna di Sassari, Bruno Rubattu di Spoonriver.biz, Elettra Merlini e Pier Camillo Pinelli del Palio di Siena. Fra gli interventi dal pubblico, Livio Puggioni, allevatore di Bonorva e Mauro Viaggi, della Pegaso sport e turismo a cavallo.

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