La Nuova Sardegna

Sassari

Il simbolo del paese ora si può visitare

Il simbolo del paese ora si può visitare

A disposizione altri 450mila euro per i lavori di riqualificazione e valorizzazione

15 ottobre 2019
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OSILO. Viene restituito finalmente alla fruizione dei visitatori, e a quello che è stato uno degli obiettivi di molte delle ultime amministrazioni comunali – cioè la possibilità di organizzare al suo interno degli eventi culturali - il simbolo in cui gli osilesi fin da bambini si riconoscono.

Lo ha detto il sindaco Giovanni Ligios nell’aprire il convegno “Il Castello Malaspina di Osilo: la storia, il presente e il futuro”, e lo hanno ribadito un po’tutti i relatori. Per questo, ha aggiunto il sindaco, l’intenzione è quella di continuare con le opere di recupero e valorizzazione, a iniziare dalla spendita dei 450mila euro recentemente ottenuti dal Comune.

Bruno Billeci, soprintendente all’Archeologia, belle arti e paesaggio delle province di Sassari e Nuoro, con la sua relazione “Difendere le difese. Il tema della conservazione dell’architettura fortificata in Sardegna”, ha ripercorso in sintesi la storia dei castelli, quella della loro scomparsa a seguito dell’espansione delle città, la “fortuna” di qualcuno di essi – quale quello di Osilo – non travolti, per la loro particolare posizione, dallo sviluppo urbanistico.

Alessandro Soddu, del Dipartimento di Storia dell’Università di Sassari, con l’intervento “Per una nuova lettura della signoria Malaspiniana”, ha ricordato le nuove tendenze storiografiche, che spostano il centro di interesse dalla mera cronologia e dalle battaglie, alle produzioni, ai rapporti fra le persone, e perfino alla psicanalisi.

Franco Campus, nella sua qualità di moderatore del dibattito, nel cucire gli interventi, ha sollecitato la creazione di un “laboratorio Osilo”, che impegni tutte le competenze – “e non sono poche” - disponibili.

A sua volta Luigi Pirino, progettista delle opere, ha evidenziato la complessità di questo tipo di lavori, mentre Tiziana Campus, oggi presidente dell’Ordine degli architetti di Sassari, nella sua qualità di direttore dei lavori, ha descritto con immagini fortemente esplicative tutto l’iter delle lavorazioni, evidenziando il fatto che l’intervento è stato volutamente “delicato”, e che tutte le installazioni si configurano come una sorte di “guscio” interno, che non interferisce con la struttura del castello.

Marco Rendeli, del Dipartimento di Storia dell’Università di Sassari, ha concluso i lavori parlando della “inaugurazione di una archeologia castellana”, e sollecitando con convinzione la realizzazione di una pubblicazione sui risultati ottenuti. (m.b.)

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