La Nuova Sardegna

Sassari

Sorso, coltellate al marito che la picchia: rischia lei la pena più severa

di Nadia Cossu
Sorso, coltellate al marito che la picchia: rischia lei la pena più severa

Richieste del pm nel doppio processo a una coppia della Romangia. Due anni alla moglie, 16 mesi al marito per i maltrattamenti

19 ottobre 2019
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SORSO. Derubricazione del reato da tentato omicidio a lesioni aggravate e condanna a una pena finale di due anni. Sono le richieste del pubblico ministero Beatrice Giovannetti nel processo che si sta celebrando davanti al gup Carmela Rita Serra. L’imputata è Michela Gioia, una donna di Sorso accusata di tentato omicidio nei confronti del marito Giovanni Pulino. Lui a sua volta era stato denunciato da lei per maltrattamenti in famiglia ed è finito a processo (i due procedimenti sono stati riuniti). Il pm ha chiesto la condanna a sedici mesi di reclusione.

Un rapporto tormentato, fatto di continue discussioni e violenze. Tanto che a un certo punto la donna, esasperata per i continui soprusi subiti dal marito, il 23 settembre del 2016 – al termine dell’ennesima violentissima lite – aveva preso un coltello a serramanico e lo aveva colpito prima al petto e poi alla schiena, mentre lui cercava di fuggire. L’episodio si era verificato in via Umberto, in pieno centro a Sorso. L’uomo, difeso dall’avvocato Mario Spanu, dopo le coltellate ricevute aveva raggiunto a piedi la caserma e chiesto aiuto ai carabinieri, poi aveva perso i sensi nella sala d’attesa. Subito dopo era stato accompagnato al pronto soccorso e sottoposto a un intervento chirurgico che gli aveva salvato la vita. I rapporti tra i due erano tesissimi da un po’ di tempo, da quando la donna aveva deciso di separarsi e Giovanni Pulino era andato a vivere a casa della madre. Lui non accettava la separazione e aveva iniziato a perseguitarla, tanto che lei aveva presentato un paio di querele nei suoi confronti. Il 23 settembre di tre anni fa, secondo quanto aveva riferito la donna ai carabinieri, il marito l’avrebbe prima minacciata di morte e insultata pesantemente, poi avrebbe cercato di colpirla con la catena di una moto. Solo a quel punto Michela Gioia, dopo aver schivato il colpo di catena, aveva estratto un coltello a serramanico e colpito Giovanni Pulino. Ieri mattina l’avvocato difensore della donna, Carlo Pinna Parpaglia, si è soffermato nella sua arringa proprio sulle violenze che la sua assistita è stata costretta a subire nel tempo e ha chiesto l’assoluzione sostenendo che quel giorno del 2016 avesse agito per legittima difesa. Il 13 novembre la sentenza.

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