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Sardegna alle Olimpiadi, una storia lunga un secolo

di Enrico Gaviano
Sardegna alle Olimpiadi, una storia lunga un secolo

Da Francesco Loy nel 1912, una sessantina gli atleti isolani presenti ai Giochi

16 luglio 2012
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CAGLIARI. Le Olimpiadi moderne sono nate nel 1898 ad Atene. Per la Sardegna invece i Giochi sono iniziati giusto un secolo fa, con la prima partecipazione di un atleta isolano, il cagliaritano Francesco Loy, campione olimpico nella ginnastica a squadre nel 1912 a Stoccolma. Da allora il filo non si è praticamente mai interrotto. C’è sempre stato, infatti, almeno un atleta sardo convocato, con la sola eccezione di Amsterdam 1928. In cent’anni, gli olimpionici sono stati una sessantina. Il bottino è stato di 5 medaglie d’oro, 3 argenti e 4 bronzi. I più presenti sono stati il pesista Sebastiano Mannironi e il pentathleta Mario Medda, azzurri in tre edizioni.

Tutto è cominciato l’11 luglio del 1912 a Stoccolma con il 21enne ginnasta dell’Amsicora che fa parte della squadra azzurra guidata dal mitico Alberto Braglia, vincitrice della medaglia d’oro nel concorso a squadre, davanti a Ungheria e Gran Bretagna. Loy, ufficiale della Brigata Sassari viene più volte decorato sul fronte durante la Grande Guerra, ma si ripresenta nel 1920 ad Anversa, accompagnato da un altro cagliaritano e amsicorino, Michele Mastromarino. La vittoria sorride ancora all’Italia che precede Belgio e Francia.

Nel 1924, a Parigi, in gara c’è solo Carlo Clemente, giavellottista della Torres. Clemente allo stadio di Colombes non è fortunato, ed esce di scena già alle eliminatorie.

A Los Angeles, nel 1932, la spedizione è composta da tre atleti: il canottiere Francesco Cossu, originario di Santulussurgiu, che porta a casa la medaglia di bronzo nel quattro senza timoniere; il pugile cagliaritano (pesi mosca) Vito Melis, che salta il primo turno e viene battuto al secondo dal canadese Gwinne che poi vincerò l’oro, e il marciatore Franco Pretti, costretto al ritiro durante la gara.

Nel 1936 si celebrano a Berlino insieme ai Giochi anche i fasti del nazismo. Fa il suo esordio l’equitazione sarda, con Renzo Bonivento, quindicesimo nel concorso a ostacoli, mentre il pugile sassarese Gavino Matta viene scippato del successo. Nella categoria dei pesi mosca, Matta supera uno dopo l’altro l’olandese Lambillion, il danese Frederiksen, il belga Degryse e l’americano Luaria. In finale si trova difronte il tedesco Willi Kaiser (!) Ai punti dovrebbe vincere il pugile sassarese, ma i giudici ribaltano il verdetto assegnando l’oro olimpico al tedesco.

Dopo il secondo conflitto mondiale, lo sport rinasce nel 1948 a Londra. I sardi sono tre, con un bottino di tutto prestigio: un argento e un bronzo. Il secondo posto è di un altro pugile, il gallo cagliaritano Gianni Zuddas. Il suo torneo è eccezionale, con l’unico neo della sconfitta in finale contro l’ungherese Tibor Csik. Nell’atletica c’è il grande Tonino Siddi, ultimo frazionista della 4x100 che conquista il bronzo dietro Usa (prima squalificata e poi riammessa a premiazioni già avvenute) e Gran Bretagna. Nella 50 chilometri di marcia c’è nuovamente in gara, alla veneranda età di 48 anni, Franco Pretti, ancora una volta costretto però al ritiro.

Cinque convocati e nessuna medaglia nel 1952. Fra questi c’è Montanino Nuvoli, canottiere di Porto Torres che nell’otto non arriva in finale. Come avviene quattro anni dopo al fratello Salvatore Nuvoli. A Melbourne 1956 si segnala l’esordio di Sebastiano Mannironi, pesista nuorese presente anche nelle due edizioni successive dei Giochi. A medaglia il cavaliere Salvatore Oppes, argento nel salto a squadre. Da sottolineare che le gare di equitazione, nelle quali partecipa anche Giancarlo Gutierrez, si disputano in Svezia in giugno, cinque mesi prima dell’effettivo svolgimento dei giochi di Melbourne, a causa delle ferree leggi che limitano l’importazione dei cavalli in Australia.

Bottino di due medaglie anche ai Giochi di Roma, dove si registra la più cospicua presenza di sardi a un’Olimpiade. In gara sono infatti in 14. Grazie alla robusta iniezione di convocati nell’hockey su prato con otto giocatori dell’Amsicora e uno del Cus Cagliari. L’Italia , nel torneo che vede il Pakistan interrompere la supremazia dell’India, si classifica al 13° posto. Medaglia di bronzo per Tonino Oppes nel salto a squadre di equitazione, e per il pesista Sebastiano Mannironi nella categoria piuma, al termine di una gara massacrante che dura dieci ore e termina alle quattro del mattino.

Nel 1964 un ’edizione trionfale con due medaglie per la Sardegna, purtroppo le ultime. Vince l’oro Paolo Angioni, protagonista nel concorso completo a squadre di equitazione. Lo imita il pugile di Ales Fernando Atzori, peso mosca che in finale batte il polacco Olech. Atzori, unico sardo a vantare un titolo olimpico individuale, da ragazzino perde un dito giocando in una falegnameria. Un infortunio che non gli impedisce una splendida carriera.

Pattuglia robusta anche nel 1968 a Città del Messico, dove ci sono sette isolani. Addirittura tre pugili, tutti fuori dalle medaglie . In gara anche Paolo Angioni, reduce da un pauroso incidente a cavallo nel 1966: il cavaliere finisce in coma ma si riprende brillantemente. Esordio anche del pentathleta Mario Medda, che gareggerà anche nelle due edizioni successive. Sette sardi anche a Monaco 1972 dove ritorna sul ring Franco Udella, fuori dal podio come quattro anni prima. A Montreal la pattuglia si assottiglia a quattro esponenti, mentre a Mosca addirittura i sardi sono solo due, ma si tratta delle prime donne sarde ai Giochi: la cestista sassarese Nunzia Serradimigni e la ottocentista cagliaritana Daniela Porcelli. Nel 1984 a Los Angeles si presentano nuovamente in due mentre a Seul sono quattro i sardi, fra loro anche Pietro Virdis, in campo nella cocente disfatta contro lo Zambia. Nel 1992 c’è solo la lunghista oristanese Valentina Uccheddu, che quattro anni dopo è di nuovo convocata ad Atlanta, ma pochi giorni prima della gara si infortuna gravemente. In Georgia ci sono anche due sardi che gareggiano nella staffetta 4x100: Gianni Puggioni e Sandro Floris, quest’ultimo alla sua seconda Olimpiade. I due sono sfortunatissimi: Cipolloni e Madonia, gli altri due staffettisti, in batteria perdono il testimone, mandando in fumo la gara. Pattuglia sarda ai minimi termini nelle tre edizioni successive. Addirittura a Pechino il portiere Salvatore Sirigu fa parte della comitiva ma non scende mai in campo.

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