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Cagliari, c’è da salvare almeno l’onore

Cagliari, c’è da salvare almeno l’onore

Lunedì 4 al Sant’Elia il posticipo col Parma. Festa nasconde la formazione ma chiede ai rossoblù una prova di carattere

03 maggio 2015
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CAGLIARI. Con il Parma per dare ancora un senso, professionale e sportivo, a un campionato che servirà da lezione. Non solo ai Giulini boys. Ma anche a gruppo, ambiente, tifoseria. E, perché no, agli enti pubblici: l’assenza del marchio Sardegna dalle maglie del Cagliari è una ferita che sanguina. Insomma, nell’annata 2014/15 la radiografia della rosa costruita dalla nuova proprietà offre lacune e zone d’ombra. La bontà del progetto - innovativo, attento a tifosi e territorio, con rapporti rinvigoriti con le autorità, stadio e iniziative pregevoli su tifo pulito e scuole calcio - non si discute. Ma i risultati sono pessimi. Con pesature e responsabilità diverse. Si vedrà. Intanto, se un club perde il sessanta per cento delle partite, pare chiara l’inadeguatezza dei protagonisti. Ecco perché il match di domani notte con il Parma è appuntamento da non fallire.

Donadoni&Co. I parmigiani non mollano. Lo sa anche la Juve di Allegri, altro ex che attende il Cagliari allo Stadium di Torino sabato alle 18 per la festa scudetto. Al Sant’Elia giocano squadre ferite, in modo e tempi diversi. Lecito attendersi l’accelerata rossoblù. Il Parma - in B, penalizzato, fallito, con Gobbi e soci che pagano benzina e panini per le trasferte, e parliamo della provincia danarosa e all’avanguardia - non va sottovalutato. Orgoglio e dignità, chiede il patron. Festa è sul pezzo: ieri pomeriggio l’intera rosa, escluso Caio Rangel impegnato con la Primavera, ha svolto possesso palla e tattica 11 contro 0.

Dignità e concretezza. Senza Cossu e Murru, squalificati, con Husbauer, in rientro da Praga. Per il resto, tutti in campo. Gioca, come ha segnalato il tecnico, chi sta meglio. Dopo il 3-1 ai viola la riconferma dei primi undici pareva scontata. Forse, il turn over, per le tre gare in nove giorni, poteva riguardare Pisano (assente da mesi), Joao Pedro e Dessena, affaticati dopo il “Franchi”. Invece, il tecnico di Monserrato ha sorpreso tutti: fuori Farias, gran gara e gol memorabile. Solo l’allenatore vede i dettagli in allenamento, sa cosa e come possono rendere. Ma la panca del brasiliano con il Chievo rimane dubbia. È andata. I primi undici per il Parma? Festa ci pensa. Ekdal offre corsa e tecnica sulla fascia, Crisetig in regia. Donsah può far rifiatare Joao Pedro. Out Murru, riecco Avelar. In avanti, con M’Poku geniale ma poco lucido dopo un’oretta di gioco, ballano tre maglie. Serve intuito e polso fermo.

In altalena. Senza vie di mezzo, dall’exploit al tonfo. Nell’anno del cambio di proprietà la linea Zeman-Zola-Zeman-Festa, ha un dna univoco. Un gruppo fragile ma vittorioso a Milano con l’Inter e in casa Empoli. Abile a rimontare il Napoli al San Paolo. Incapace di vincere al Sant’Elia fino a Zola, 6 punti con Cesena e Sassuolo. Autore di una prova doc con la Fiorentina, non pervenuto al “Bentegodi” con Paloschi e soci. Un team che vola e dorme, senza continuità e ferocia. Ma sarebbe sciocco buttare acqua sporca e bambino. Ora se ne deve uscire a testa alta. Oltre ai 15 punti ci sono in palio onore e dignità. Il gruppo, con i senatori in testa, non può più sbagliare. (mario frongia)

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