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«Un master europeo dopo la tripla laurea conquistata in Italia»

di Mario Carta
«Un master europeo dopo la tripla laurea conquistata in Italia»

Sardara, presidente della Dinamo, presenta la stagione «Sulla carta siamo più forti, ma lo dirà soltanto il campo»

20 agosto 2015
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SASSARI. Ultimo giorno di vacanze per i campioni d’Italia della Dinamo, anche se già i nuovi arrivati una volta espletate le visite mediche e i test prendono confidenza con il parquet con una prima messa in moto fisica. Domani mattina la partenza per il ritiro al Geovillage di Olbia: si riprende a lavorare.

Presidente Stefano Sardara, sta per suonare la campanella. Con quale spirito la Dinamo entrerà in classe?

«Con lo spirito di chi è stato promosso a pieni voti, con entusiasmo e tanta voglia di far bene. Non dico che non vedevamo l’ora di ripartire, però...»

Però le vacanze ci volevano proprio.

«La nostra stagione si è conclusa molto tardi, le fatiche andavano smaltite. Alla fine eravamo bolliti e avevamo la necessità di staccare. Siamo riusciti a farlo bene e siamo pronti a ripartire, consapevoli di avere tanto lavoro da fare».

Anche quest’anno una squadra nuova di zecca, nucleo italiano, in parte, a parte.

«Non è una novità e non sarà una novità per tanto tempo. I pezzi pregiati sono dovuti partire, siamo una società che ha buoni mezzi, magari anche molto buoni, ma un forte gap ci distacca ancora dalle top europee, per cui anche quest’anno i risultati dipenderanno molto dalla quantità e dalla qualità del nostro lavoro. Con scudetto, supercoppa e coppa Italia in bacheca partiamo da una bella posizione, ma c’è da lavorare tanto».

Cosa deve e cosa può fare di più, la Dinamo, rispetto alla passata stagione?

«Dobbiamo farci promuovere al master. Dopo aver fatto bene l’università ora dobbiamo accreditarci in maniera definitiva nella parte alta del ranking. Per riuscirci dovremo essere bravi in campo ma anche fuori, come società».

Si riferisce all’Europa.

«All’Europa, sì, ma anche al livello italiano. Come è giusto che sia, ogni anno si azzera tutto, ciò che abbiamo fatto ieri è già vecchio. Siamo consapevoli di aver fatto tanto, un qualcosa di storico che resterà per sempre nostro, ma anche consapevoli del fatto che per ripetersi bisogna dare tanto. Poi, ripetersi non vuol dire necessariamente vincere, ma competere a certi livelli. Se non arriveranno tre trofei non saremo meno soddisfatti, sapendo però di aver dato tutto e di avere fatto bella figura. La stagione che ricordo con maggior affetto, anche se ai più potrebbe sembrare deludente, è quella che ci ha visti uscire in semifinale con Cantù. Sogno ancora di notte il tiro di Brian, avevamo uno squadrone, avremmo potuto vincere la finale».

La formula 3 americani, 4 comunitari e 5 italiani è modificabile?

«Lo è, ma per chi fa le coppe finchè le regole non cambiano è assolutamente necessaria. Con due tornei così lunghi e importanti bisogna essere lunghi, 10 giocatori non bastano».

Oltre ai 12 c’è Yuki Togashi.

«Ha tanto talento, ha 22 anni, può dimostrare di saper fare la differenza. Ragioniamo su due velocità: una nell'immediato, l'altra nel guardare al domani. E il domani può essere anche giapponese».

Stesso discorso per Francesco Pellegrino.

«Assolutamente sì, vogliamo provare a credere in lui, una volta che si sarà rimesso in sesto fisicamente. E ci riusciremo come con Caleb Green, arrivato a Sassari malconcio e pienamente recuperato con un a terapia avveniristica».

Intanto i giovani vanno via: Spissu, ora Merella...

«Con percorsi un po' diversi, però. Marco in 4 stagioni si è affermato e l’anno prossimo lo vogliamo con noi, Enrico comincia adesso e deve dimostrare di poterci stare».

Su chi scommette della nuova Dinamo?

«Sul gruppo, ancora una volta, e su questo lavoreremo sin dal primo giorno. E poi su tutti i singoli: ciascuno ha caratteristiche particolari e tutti hanno una grande esperienza. Sanno come vincere ed è fondamentale, in Europa ma non solo, quando si giocano le partite per uomini veri».

Nel precampionato le amichevoli con Darussafaka e Bamberg, vostre avversarie nel girone di Eurolega. Una scelta voluta?

«No, è stato assolutamente casuale. Queste cose si preparano da aprile, volevamo dei test di livello europeo poi il sorteggio ci ha messi contro».

Le vostre avversarie in campionato?

«Milano è Milano, e credo che la sorpresa possa essere Venezia».

La Dinamo, invece?

«Sulla carta abbiamo un roster più competitivo dell’anno scorso ma una cosa sono le figurine e un’altra è il campo. Diciamo che vogliamo... rompere le scatole a tutti».

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