La Nuova Sardegna

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Manca il totem ma si rivede la squadra

di Roberto Sanna
Manca il totem ma si rivede la squadra

Primo quarto surreale poi tutto il palazzetto prende coraggio e inaugura il dopo Sacchetti con una vittoria su Pesaro

24 novembre 2015
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SASSARI. Arrivare al palazzetto durante il riscaldamento delle squadre e non vedere quell’inconfondibile sagoma massiccia seduta sulla panchina della Dinamo ha fatto un certo effetto a tutti. Certo, non è come se cancellassero la Tour Eiffel dallo Skyline di Parigi eliminassero “Born to run” dalla discografia di Bruce Springsteen ma, insomma, da ieri qualcosa è cambiata davvero. Si percepiva nell’aria che era una serata strana, gli avvenimenti sono veramente precipitati nel giro di poche ore e i tifosi biancoblù si sono ritrovati in un contesto assolutamente imprevisto, per certi versi anomalo. Dalla prossima partita in casa (ci ritroveremo il 6 dicembre a mezzogiorno contro Trento) sarà già tutta un’altra storia, ma questa andava vissuta, sopportata e digerita. Stefano Sardara aveva la faccia tirata, Massimo Maffezzoli sembravano ingessati e si sono sciolti solo a 30’’ dalla fine in un abbraccio liberatorio, i giocatori per un quarto hanno camminato sulle uova e nel silenzio del PalaSerradimigni si sentivano anche i sospiri.

La prima partita senza Meo Sacchetti non era semplice perché, anche se tutti sapevano che prima o poi sarebbe comunque arrivata, non c’è stato il tempo di prepararsi. Meo era comunque presente, aleggiava, bastava solo sollevare gli occhi verso il cubo sul tetto per vedere scorrere le immagini dei trionfi della Dinamo con lui in panchina, per non parlare delle foto e dei poster appesi nella Club House, meta quasi religiosa per la “birretta defatigante” dei tifosi dopo ogni partita. È stata dura soprattutto cominciarla, questa partita, tra le chiacchiere sulle seggioline e gli striscioni l’attenzione emotiva era tutta su altri binari. Poi c’è stata la palla a due e, a prescindere dagli umori e dalle simpatie, i sassaresi hanno ripreso a sostenere la squadra per la quale hanno fatto la fila a orari impossibili nei giorni del rinnovo degli abbonamenti. Quella squadra che, a Sassari, aveva vinto solo una volta e che ieri ha saputo regalare comunque un sorriso, perché perdere, per di più da campioni d’Italia, non piace a nessuno. Il pubblico si è scaldato definitivamentre nel terzo quarto, quando una sfida quasi da playground si è trasformata in una corsa a senso unico e la Dinamo è sembrata liberarsi di quella cappa pesante che la avvolgeva nelle ultime settimane. Marco Calvani, quasi mimetizzato in tribuna, prendeva appunti coscienziosamente, da oggi tocca a lui. Gli anni di Meo Sacchetti verranno tramandati per sempre, assumeranno contorni epici e romantici, ora però c’è ancora tutta una stagione da far decollare, tante partite da giocare.

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