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«Non molleremo, io ci credo ancora»

di Andrea Sini
«Non molleremo, io ci credo ancora»

Il presidente Sardara: «La nostra stagione inizia adesso»

03 febbraio 2016
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SASSARI. «Siamo in una situazione complicata, ma sono ancora convinto che la squadra possa fare bene. In ogni caso, da oggi parte il nuovo campionato della Dinamo». Stefano Sardara non molla ma rilancia. Sorriso rassicurante, battuta pronta e idee chiare, il presidente della squadra campione d’Italia ha fatto il punto della situazione in uno dei momenti più difficili dall’inizio della sua gestione. Dalla rivoluzione tecnica di queste settimane al futuro della società, passando per le tante sconfitte di questa stagione.

Il momento attuale. «Non posso negare che stiamo vivendo una stagione difficile e complicata, una vera evoluzione del mondo Dinamo – sottolinea Sardara –. Dopo le vittorie le stagioni sono sempre complicate, ma questo è il periodo migliore per costruire la mentalità che serve a crescere. In questi momenti vedi chi è davvero attaccato alla squadra e puoi fare i tuoi conti».

Il che, secondo il primo dirigente biancoblù, non significa comunque alzare bandiera bianca. «Questa stagione io non intendo battezzarla come interlocutoria. Abbiamo tre quinti dello starting five nuovi e possiamo crescere, serve calma e serve anche un po’ della leggerezza che sempre ci ha contraddistinto. Abbiamo iniziato un nuovo ciclo tecnico, con una filosofia molto diversa alle squadre precedenti, serve tempo per assimilare tutto e per raccogliere i risultati».

Come si cambia. Tutti questi cambiamenti in corsa sono comunque una sorta di ammissione di colpa: dopo quattro stagioni con pochissimi errori, come ci si sente a dover mischiare le carte a metà stagione? «Abbiamo preso questa società nel 2011 con il rischio della sparizione più che concreto e con metà degli abbonati di oggi, quindi mi pare che i problemi erano altri. Abbiamo sbagliato? Non c’è nessun problema a dirlo. Io ho sempre garantito la pallacanestro a Sassari, poi la qualità e la tipologia di questo basket lo decidono il lavoro, l’impegno e la fortuna. A differenza degli altri anni, quando le cose sono andate diversamente e ci siamo sempre tenuti un jolly per il finale di stagione, stavolta abbiamo deciso di fare tutto subito per provare a invertire la rotta».

Chi va e chi viene. «Haynes? Ha avuto una richiesta importante e noi non teniamo giocatori che non hanno volontà di rimanere, abbiamo approfittato di questa situazione per cambiare il quintetto. Kadji? È stata una bella storia, sapevamo che era in trattativa con Cantù, abbiamo fatto una offerta simile e ha fatto una scelta di cuore. Sono cose che fanno piacere».

Crederci sempre. «In estate – prosegue Sardara – il nuovo gruppo era indicato da tutti gli addetti ai lavori come capace di ripetersi, quindi si può dire che nel mercato estivo la società aveva fatto il suo dovere. Poi non sempre i riscontri sono identici alle attese. Nelle ultime due stagioni la situazione era simile a quella attuale. Io dico sempre che i conti bisogna farli alla fine, ma non perché mi consideri un guru del basket o perché non voglia ammettere gli errori, ma perché davvero sono convinto che si possa fare qualcosa di buono anche quest’anno. Il coach? È venuto a giocarsi le sue possibilità, deve meritarlo perché dopo un divorzio la nuova donna me la scelgo con calma. Ma ha tutta la nostra fiducia. Io credo che la nostra stagione inizi ora e che ci sono tutti gli elementi per resettare e trovare l’interruttore giusto, un po’ come era avvenuto nello scorso campionato. Sì, io ci credo».

Il progetto prosegue. Qualche mese fa Sardara aveva minacciato di togliere il disturbo a fine stagione. Sembra che ora i presupposti siano cambiati. È cambiata anche l’idea di fondo? «Ringrazio i tifosi e tutto l’ambiente perché in questo momento complicato ci stanno dando molto. Dopo i fischi all’intervallo contro Trento ho detto che se quella minoranza ipercritica stava diventando la tendenza dell’ambiente, a quel gioco non ci sarei stato. Invece in questi mesi i tifosi mi hanno dato il tipo di risposte che volevo. La città e tutta l’isola spingono insieme a noi: quindi si va avanti».

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