La Nuova Sardegna

Sport

Tutto Dinamo

Dinamo, contro la Virtus Bologna un altro incrocio pericoloso

di Andrea Sini
Dinamo, contro la Virtus Bologna un altro incrocio pericoloso

Domenica al palazzetto arriva la Virtus Bologna: quella dell’andata fu l’ultima gara di campionato della gestione Sacchetti

03 marzo 2016
3 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Da Bologna a Bologna, un girone intero in altalena, tra novità tecniche, rivoluzioni tattiche e promesse non pienamente mantenute. La Dinamo si affaccia alla sfida di domenica al palazzetto contro la Virtus Obiettivo Lavoro con ancora tanti dilemmi irrisolti.

Il terremoto. La sfida dell’andata, il monday night del 16 novembre, fu una delle tante occasioni perse quest’anno dalla squadra biancoblù, che uscì sconfitta all’overtime dopo una gara condotta per quasi tutti i 40’. Quello scivolone, sommato al successivo ko contro il Darussafaka in Eurolega, quattro giorni dopo, rappresentò il punto di non ritorno per l’avventura di Meo Sacchetti alla guida della Dinamo. Le cause del divorzio, come tutti sanno, non hanno ragioni strettamente tecniche, ma in ogni caso quella fu la settimana in cui il tappo saltò, e il sabato Stefano Sardara annunciò in conferenza stampa l’esonero. Il lunedì successivo, in un clima surreale, il duo Maffezzoli-Citrini guidò i biancoblù dalla panchina a una netta vittoria contro Pesaro con Marco Calvani, già nominato successore di Sacchetti, appollaiato in tribuna e intento a conoscere meglio i suoi uomini.

Le differenze. A Casalecchio, contro la Virtus Bologna di Giorgio Valli, partirono in quintetto Logan, due giocatori che non sono più a Sassari (Haynes ed Eyenga), un elemento oggi in piena crisi di identità come Varnado, e Brent Petway, che da un girone d’andata in formato spaventapasseri ha se non altro mostrato grossi progressi a livello tattico, soprattutto in difesa. Oggi in casa sassarese ci sono in più Tony Mitchell, Kenny Kadji e Josh Akognon, e soltanto gli ultimi due stanno facendo costanti passi avanti a livello di inserimento e di rendimento in un’ottica di squadra.

Le analogie. Da allora sono trascorsi tre mesi e mezzo, la Dinamo ha in gran parte cambiato volto, ma nel frattempo non ha cancellato molti dei difetti che l’hanno resa sinora una squadra perennemente insicura e tutt’altro che vincente. A rileggere la cronaca della sfida di Bologna, sembra di rivedere una qualsiasi delle ultime sfide perse dalla squadra di Calvani: un buon margine di vantaggio sprecato nell’ultimo quarto, un finale punto a punto, il canestro della vittoria fallito da Haynes, e la frittata fatta all’overtime. Sparito dalla circolazione il play americano (che nei mesi alla Dinamo di ultimi tiri ne ha giocato male parecchi), la squadra sassarese ha continuato ad andare a corrente alternata e a fallire spesso i tiri della vittoria nei finali punto a punto. La difesa è migliorata (dagli 84 punti subiti di media in quelle prime 7 gare, Logan e compagni sono scesi a 77,6), ma la squadra non ha mai dato la sensazione di avere trovato un assetto stabile e una costanza a livello di affidabilità e solidità.

Dati a confronto. Il coach campione d’Italia chiuse il suo spezzone di stagione, prima dell’esonero, con un bilancio di 4 vittorie e 3 sconfitte in campionato, con uno 0-1 in Supercoppa e con 0-6 in Eurolega. Marco Calvani, escludendo la sfida vinta contro Pesaro alla vigilia del suo insediamento, ha sinora un bilancio di 6 vittorie e 7 sconfitte in campionato, ha chiuso l’Eurolega con 0-4 e l’Eurocup con 3 vittorie e 3 sconfitte. A questo va aggiunto lo 0-1 nelle Final Eight di Coppa Italia.

Da Bologna a Bologna sembra trascorsa una vita, ma la Dinamo sembra trovarsi di nuovo di fronte a un bivio.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
Elezioni comunali 

Ad Alghero prove in corso di campo larghissimo, ma i pentastellati frenano

Le nostre iniziative