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Dopo l’ennesima figuraccia Calvani rassegna le dimissioni

di Mario Carta
Dopo l’ennesima figuraccia Calvani rassegna le dimissioni

Disastroso ko con Bologna: non penso di essere io il problema ma se lo sono mi tiro indietro La dirigenza si è presa una notte di riflessione per decidere come comportarsi con il coach

07 marzo 2016
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SASSARI. L’annuncio in sala stampa, pochi minuti dopo l’ennesima contestazione dei tifosi del PalaSerradimigni. Si è da poco spenta l’ultima salva di fischi e il coach entra sicuro, e parla deciso: «Domani mattina voglio potermi guardare allo specchio. Ho rassegnato le dimissioni al presidente Stefano Sardara e al general manager Federico Pasquini. Se sono io il problema, mi tiro fuori».

Marco Calvani, coach della Dinamo magari non più brutta della storia ma di sicuro la più fischiata, fa forzatamente svoltare così, nuovamente, la stagione dei campioni d’Italia, che pagano la sconfitta con Bologna uscendo ufficialmente dalla zona playoff. I dirigenti della Dinamo si sono presi una notte di riflessione prima di rispondere, accettando o meno quella che ieri da parte del tecnico romano è parsa non un’ammissione di colpa ma un’assunzione di responsabilità. Oggi il verdetto.

Sesto passo falso casalingo in undici match, e Bologna come nemesi. Dopo la sconfitta dell’andata all’Unipol Arena e il successivo ko in Eurolega col Darussafaka Sardara annunciò l’esonero di Sacchetti. E dopo l’85-91 di ieri nel girone ritorno Calvani, alla luce di un cammino in campionato fatto di 6 vittorie e 8 sconfitte, Calvani annuncia la sua autonoma scelta. Lo fa dopo una partita che i suoi hanno mostrato di poter vincere ma che sono riusciti a perdere in una maniera non dissimile da quanto accaduto in coppa contro Cremona e in campionato contro Avellino, per restare ai tempi più recenti. Sopra di 11 sembrava fatta, per una squadra con più problemi “di testa” e di cuore che di tecnica, e invece tutto è andato ancora una volta a catafascio. «Sul 62-51 sembrava che fossimo finalmente sulla strada giusta per risolvere qualcosa – è stato l’unico commento tecnico di Calvani –, invece... è molto frustrante. Mi dovrei dare grandi colpe. Mi dico che dovrei lavorare di più, che dovrei studiare meglio gli avversari e invece non me lo posso dire, perché lavoriamo eccome. È un mistero, è difficile trovare una risposta per cui non penso di essere io il problema, ma se lo sono faccio un passo indietro».

E spiega perché, Calvani: «Lo devo alle splendide persone che ho trovato qui a Sassari, e cito Stefano e Federico per tutti. Mai un’ingerenza, massima onestà, sono intervenuti pesantemente sul mercato... Ero abituato a situazioni diverse, a combattere con i general manager, qui non è successo, massima disponibilità e Sardara per primo non mi ha mai fatto uno shampoo per una sconfitta. Lo devo ai cinquemila del palazzetto che passano il sabato a preparare le coreografie, che pagano il biglietto e la domenica hanno il diritto di non tornare a casa incazzati. Giustamente incazzati. Mi tiro da parte per rispetto della Dinamo». Tutta la Dinamo, giocatori compresi. «Il cornuto è sempre l’ultimo a saperlo – prosegue Calvani –, non sono nello spogliatoio ma ho il massimo rispetto per i miei giocatori, tutti serissimi professionisti. E no, non mi sento tradito».

Paga per tutti l’allenatore, ma in tutta la storia biancoblù in serie A non si era mai visto un coach che mettesse spontaneamente mano al portafogli: è il primo a dimettersi, alla Dinamo. «Era doveroso. Mi costa molto, professionalmente è un ammettere la sconfitta, è dire che ci ho provato ma non ci sono riuscito. Non penso di essere il problema, ma se sono il problema me ne vado», ripete.

A dire l’ultima parola dovrà però essere il presidente Stefano Sardara, al quale Calvani ieri ha passato la palla. Una palla che pesa. E se il presidente dovesse rigettare le dimissioni cosa farà coach Calvani per recuperare la situazione, e la squadra nel suo insieme? «Dirò al presidente quello che penso».

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