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Rok Stipcevic: «Dinamo, è il momento di svoltare»

di Andrea Sini
Rok Stipcevic, play della Dinamo Sassari
Rok Stipcevic, play della Dinamo Sassari

Il play croato del Banco di Sardegna: «Stiamo lavorando bene, ma quando andiamo in campo dobbiamo tirare fuori il carattere»

11 marzo 2016
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SASSARI. «I am a rock, I am an island». Rok Stipcevic non ascolta Simon and Garfunkel ma c’è una canzone di mezzo secolo fa che sembra scritta apposta per lui. Il play croato è uno dei rari uomini-squadra di una Dinamo mai come quest’anno povera di personalità. Rispettato da compagni e avversari, ascoltato da allenatori e dirigenti, il numero 24 della Dinamo pensa positivo ed è convinto che la squadra uscirà dalle sabbie mobili. Anche grazie al nuovo coach, Federico Pasquini.

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Giovedìintanto la squadra si è allenata al completo, anche se qualche elemento è alle prese con una leggera forma influenzale.

Dopo avere “fatto fuori” due allenatori in pochi mesi, una cosa è certa: adesso la squadra non ha più scuse.

«Io dico che è già da un po’ di tempo che non abbiamo scuse – risponde Stipcevic, nel suo perfetto italiano –. Abbiamo commesso tanti errori ed è chiaro che non si possa puntare il dito contro qualcuno in particolare, neppure il coach. Possiamo metterla come ci pare, ma in fin dei conti in campo andiamo noi giocatori, e perciò dobbiamo sapere che serve molto di più».

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Dopo l’addio di Calvani la società ha optato per una scelta interna. Come va con coach Pasquini?

«Direi molto bene, in questi giorni di allenamenti ho visto una buona reazione emotiva da parte di tutti. Io e i miei compagni di squadra abbiamo grande rispetto di Federico. Personalmente sono convinto che farà molto bene».

Come è cambiata l’impostazione del lavoro dalla gestione Calvani a quella dell’ex general manager biancoblù?

«Federico sta lavorando per darci quella sicurezza che forse abbiamo un po’ perso per strada, sta puntando molto sull’intensità ma soprattutto sulla semplicità. E su quest’ultimo punto io sono d’accordo al cento per cento: in questo momento non ci serve complicare le cose, è più importante essere semplici e diretti nelle cose che facciamo».

Tutto semplice, dunque. Anche tornare alla vittoria?

«Questo è un altro discorso: possiamo cambiare schemi, scegliere i più belli e difficili del mondo, ma se poi andiamo in campo senza la faccia giusta, senza tirare fuori le palle, allora non abbiamo risolto nulla».

Nell’ultimo mese siete riusciti a complicarvi la vita nella corsa per i playoff. Il calendario non è dei più semplici.

«Dobbiamo evitare di fare piani e tabelle: mancano 8 partite alla fine della regular season e dobbiamo affrontarle una per volta, come se si trattasse di 8 piccole finali. A partire da quella di domenica a Pesaro, e infatti ora siamo completamente concentrati su questo impegno, è inutile pensare alle partite successive».

A Pesaro non sarà facile conquistare la vittoria. Lei tre stagioni fa ha giocato là e conosce bene l’ambiente. Che partita vi attende?

«Ho grande rispetto per quella piazza, dove si vive e si respira basket, proprio come Zara, la mia città, e come qui a Sassari. Due giorni fa hanno vinto il match di recupero contro Trento e saranno molto carichi. Ma noi ovviamente abbiamo già i nostri problemi e non possiamo permetterci di pensare agli altri».

Di solito dopo i cambi di allenatore arrivano grandi prove d’orgoglio. Sarà così anche stavolta?

«Dobbiamo giocare il nostro basket come squadra e tirare fuori il meglio di ciascuno di noi a livello di singoli. Questa partita può essere la svolta della nostra stagione».

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